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Cos’hanno in comune King Kong, E. T. e la nuova mascotte dell’Italia? Semplice, hanno tutte lo stesso papà: l’effettista tre volte premio Oscar Carlo Rambaldi. Che dopo gli effetti speciali che hanno incantato Hollywood ha disegnato il dolce pastore maremmano-abruzzese che d’ora in poi sarà al fianco delle nazionali azzurre.

Gli schizzi, in realtà, risalgono a una quindicina di anni fa, ma la mascotte è stata presentata nei giorni scorsi, alla vigilia dello splendido debutto dell’Italia all’Europeo 2020. Un omaggio al mago degli effetti speciali, morto nel 2012, come racconta il presidente della Figc Gabriele Gravina.

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Il bozzetto

«Rambaldi nel 2007 mi consegnò un book che conteneva questi bozzetti che io ho donato alla FIGC. La sua fama all’estero era straordinaria, ma lamentava di essere stato poco considerato in Italia. Sono orgoglioso di aver dato vita ad un’altra sua creazione: oggi regaliamo simbolicamente a Carlo Rambaldi il quarto Oscar e agli italiani tanta dolcezza».

Pelo chiaro, orecchie morbidose, dolci occhioni ovviamente azzurri, completo della Nazionale, pallone e scarpe da calcio, la nuova mascotte unisce tenerezza e simpatia. E a spiegare il perché della scelta del pastore maremmano-abruzzese è lo stesso autore, negli appunti allegati al bozzetto.

«È un cane dotato di grande coraggio, di capacità di decisione, tipicamente italiano e la sua storia è intimamente legata alla storia millenaria della nostra terra e delle sue genti, adatto a rappresentare lo sport più bello del mondo, le passioni che suscita e l’italianità». Oltre a possedere «la capacità di iniziativa, la competitività, la fedeltà, il senso del gruppo».

E grazie alla collaborazione con i figli Victor e Daniela, titolari della Fondazione Carlo Rambaldi, non solo i bozzetti sono diventati tridimensionali, ma tutto il percorso creativo della mascotte sarà esposto a Roma a “Casa Azzurri” – per la prima volta aperta al pubblico – per tutto il periodo degli Europei.

Carlo Rambaldi

Se non c’è praticamente nessuno che non conosca le sue creazioni più famose, come E. T. per il capolavoro di Spielberg o King Kong per il grande colossal del 1969, non tutti sanno che dietro questi pezzi di storia c’è il genio di un italiano nato a Vigarano Mainarda, nel Ferrarese, nel 1925.

Carlo Rambaldi

Geometra, laureato all’accademia delle Belle Arti di Bologna, il suo primo “mostro” è stato nel 1957 il drago Fafnir, antagonista di Sigfrido, nel film di Giacomo Gentilomo, ma ha lavorato anche con Pier Paolo Pasolini, Mario Monicelli e Dario Argento, per cui ha curato gli effetti speciali di Profondo Rosso. Fino ad arrivare a Hollywood, dove ha potuto ulteriormente perfezionare la sua tecnica con l’utilizzo della meccatronica. E qui ha ideato, appunto, alcune delle creature meccaniche di film che hanno fatto la storia della fantascienza, da Dune ad Incontri ravvicinati del Terzo Tipo. Soggetti decisamente meno carini e coccolosi della mascotte azzurra.

E proprio il suo contributo a tre film iconici gli è valso altrettanti Oscar: lo Special achievement award nel 1977 per aver creato un King Kong di 12 metri, nonché la mano che afferra Jessica Lange; la statuetta per i migliori effetti speciali nel 1980 per l’extraterrestre di Alien, ideato con Hans Ruedi Giger e nel 1983 per E. T.

Dopo aver collaborato a decine di film di successo, su entrambi i lati dell’oceano, è morto a Lamezia Terme nel 2012.

Italia grandi firme

Rambaldi, però, non è l’unica grande firma legata a questa nazionale. L’uniforme ufficiale degli Azzurri è infatti stata realizzata da un altro grandissimo nome, quello di Giorgio Armani, che creando la divisa ufficiale ha voluto omaggiare un’icona del calcio italiano: Enzo Bearzot, c.t. vittorioso del Mundial 1982.

La maglia azzurra 2020

Un completo sobrio, elegante e sportivo con giacca azzurro-bianca in cotone leggero seersucker con effetto stropicciato e pantaloni neri, anche se il collo alla coreana dei giocatori ha fatto ironizzare molti su un look da nazionale cuochi. Ma se le “pagnotte” sono come le tre infornate nella rete della Turchia, ben vengano.

E a proposito di eleganza, il quotidiano britannico Daily Mirror ha eletto la maglia Azzurra come più bella dell’Europeo 2020. Anche in questo caso l’ispirazione viene dal passato, con un pattern a foglie e losanghe ispirato al Rinascimento, come avevo raccontato nell’articolo dedicato alla collaborazione tra Puma e The Football Gal.

Le altre mascotte

Ma il dolce maremmano non è, ovviamente, l’unica mascotte made in Italy. Lasciando da parte quelle identificative delle squadre di club, di cui c’è una grande varietà per tutta la penisola, le più conosciute sono ovviamente quelle legate ai grandi eventi internazionali.

Ciao

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Ciao

Prima di tutte, per gli over 35, lo spigoloso “Ciao”, testimonial di Italia 90, il più stilizzato dei vari personaggi susseguitisi da Inghilterra 1966. Frutto della fantasia del pubblicitario di origini bassanesi Lucio Boscardin, rappresenta un giocatore formato da cubi bianchi, rossi e verdi, che se scomposti formano la parola “Italia”, con un pallone come testa. Il nome venne scelto proponendo la scelta tra Amico, Beniamino, Bimbo, Ciao e Dribbly come quattordicesimo pronostico della schedina del Totocalcio.

Non a tutti il personaggio piacque, tanto che il direttore della Gazzetta dello Sport Candido Cannavò lo definì «un pinocchietto». Quella volta finimmo sul gradino più basso del podio, dopo aver perso in semifinale con l’Argentina di Maradona e vinto la “finalina” con gli inglesi.

Pinocchio

Pinocchio

Forse il grande giornalista ricordava che 10 anni prima, il debutto delle mascotte nelle competizioni europee – dopo che erano già state adottate in Mondiali e Olimpiadi – fu proprio in Italia. Che attingendo dalla propria tradizione mise in campo nientemeno che Pinocchio, con tanto di pallone, naso tricolore e cappellino con la scritta Europa 80.

All’epoca l’Italia fu il primo paese ad ospitare per la seconda volta la manifestazione, mancata poi fino a oggi. Come finì? Titolo alla Germania e Italia quarta dopo Belgio e Cecoslovacchia, pur avendo incassato una sola rete.

Italo

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Italo

La più sfortunata, tra le varie mascotte, è però il leone Italo (quanti se lo ricordano?), legato alla Nazionale durante le prime competizioni del millennio: criniera tricolore e maglietta azzurra seguì i nostri eroi agli Europei 2000, dove avrebbe potuto esordire col botto, se non fosse stato per il malaugurato tiro di Wiltord a 30” dal triplice fischio e per l’eurogol (è il caso di dirlo) di Trezeguet.

Ma ciò che probabilmente ne segnò il destino fu il Mondiale del 2002 in Giappone e Corea, forse uno dei ricordi più amari degli ultimi decenni. E da allora se ne sono perse le tracce…

E allora? Non resta che tifare e sperare che il genio di Rambaldi, la classe di Armani e lo spirito del Rinascimento siano un buon viatico. E che il maremmano ci entri nel cuore come quello cantato a inizio anni Novanta da Stefano Nosei. Magari con meno danni annessi…

Vi piace la nuova mascotte? E le maglie? Avete una mascotte del cuore? Se vi va, scrivetemi o raccontatemelo sulla mia pagina Facebook!

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