solstizio

È il giorno più lungo, che segna l’inizio dell’estate. Ma anche quello in cui le giornate cominciano ad accorciarsi e l’anno solare “svolta”, andando verso l’inverno. Scopriamo allora assieme cos’è il solstizio d’estate e alcune delle tradizioni ad esso legate.

Può sembrare paradossale, nelle prime giornate veramente calde di questo 2011, ma il cammino verso il buio e il freddo dell’inverno inizia proprio oggi, In corrispondenza del Solstizio, infatti, il sole è al suo apice e vivremo la giornata più lunga dell’anno – 15 ore e 14 minuti – dopodiché, appunto, le ore di luce inizieranno a diminuire, fino al solstizio d’inverno, quando dopo la notte più lunga la tendenza s’invertirà.

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L’esposizione della terra durante il Solstizio d’estate

Da un punto di vista astronomico, il Solstizio d’estate corrisponde al massimo grado d’inclinazione dell’asse terreste rispetto al sole, quando, cioè, in Polo Nord punta verso il sole, che si è verificato stamattina alle 5.31.

Stonehenge ma non solo: gli allineamenti al Solstizio

Dalla notte dei tempi, i popoli hanno celebrato questo giorno come momento di rinnovamento e buon auspicio e molti monumenti antichi, tra cui forse il più famoso è il cerchio di pietre di Stonehenge, sono stati orientati in modo che il sole al Solstizio si trovi in corrispondenza di un punto specifico.

In particolare l’asse di Stonehenge è perfettamente allineata al alba del Solstizio, che sorge in corrispondenza della Pietra del Calcagno, collocata a 78 metri di distanza fra tre grandi archi di pietra. Qui ogni anno migliaia di persone si ritrovano per assistere a questo suggestivo spettacolo, che quest’anno, a causa della pandemia, è stato trasmesso in streaming, anche se molti sono riusciti a superare le reti per non rinunciare a questo momento magico

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La via delle Terme a Pompei

Questa usanza, comunque, è stata praticata da svariati popoli. Il tempio di Ammone a Karnak, ad esempio, era orientato in modo che al tramonto del Solstizio d’estate venisse illuminato per pochi minuti un santuario posto all’interno, cosa che permetteva ai sacerdoti di determinare la lunghezza dell’anno solare. Altri popoli, invece, hanno privilegiato il solstizio d’inverno o l’allineamento agli equinozi, gli altri altri due momenti forti per chi celebra le ricorrenze solari (di quello di primavera parlo qui).

In Italia, segue questo orientamento anche l’antica città di Pompei, la cui via delle Terme è perfettamente in asse con l’alba del Solstizio e dove ogni anno viene organizzato un evento ad hoc la mattina di Mezzestate.

E a proposito di allineamento “stradale” in occasione dei solstizi il sole tramonta perfettamente allineato alle strade con orientamento est-ovest di… Manhattan!

Il giorno di Mezzestate

Il giorno di Mezzestate riveste da millenni un ruolo importante nelle varie civiltà ed era visto come occasione per propiziare l’anno, lasciandosi alle spalle il male e le debolezze. In alcune culture era il momento scelto per l’avvicendamento dei re o per riaffermarne l’autorità e a questi rituali corrispondeva l’auspicio di fecondità.

In questo giorno, con riti diversi tra le varie culture (più o meno cruenti) si vuole propiziare la fertilità della terra, ma anche del bestiame e della tribù. Nella cultura celtica, ad esempio, è la preparazione al momento del raccolto, nel culmine dell’estate, che per questi popoli dura fino a Lughnasadh (1 agosto).

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Un rituale del Solstizio attorno al falò

In questo contesto si inserivano vari rituali, tra cui i fuochi di Mezzestate, celebrati nei paesi nordici per tenere lontane le malattie dalla popolazione e dal bestiame, ma anche in Germania, per scacciare le tribolazioni e, guardando il fuoco attraverso rami di delfinio, si credeva che questo preservasse la vista. In Boemia, ma non solo, questi momenti servivano anche per formare le nuove coppie e propiziarne l’unione, saltando tre volte attraverso il fuoco.

Ancora oggi, le comunità druidiche che celebrano questi rituali, lo fanno proprio attorno al fuoco, bruciando erbe e saltando la fiamma come segno di buon augurio per sé, ma anche per le persone care lontane e in difficoltà. In alcuni paesi, soprattutto germanici, questa usanza di buon auspicio persiste poi soprattutto nelle campagne.

Le erbe del Solstizio

Tra i celti uno degli aspetti più importanti del Solstizio d’estate era la raccolta delle erbe officinali, legate a Belenos, dio della guarigione solare e che proprio in quel momento sono mature. Questo ruolo era riservato agli specialisti, per la sua vicinanza all’Altromondo e anticipava il raccolto vero e proprio. Molto spesso il lavoro di guarigione era proprio delle donne.

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Artemisia

Tra le erbe principali raccolte nel giorno del Solstizio e proprie dei rituali c’è l’artemisia, usata ancora oggi per curare reumatismi, febbre e malaria e come tonico stimolante. Si dice anche che le sue foglie essiccate inserite nel cuscino, favoriscano l’attività onirica.

Altra pianta raccolta a Mezzestate è l’iperico, detto anche “Erba di San Giovanni”, che coi suoi fiori gialli ricorda l’astro solare, ha effetto antidolorifico, sedativo e antinfiammatorio. Pare che l’olio di iperico possa alleviare anche le scottature solari. Quindi se come me diventate rosso fuoco appena vi esponeste al sole… fateci un pensierino!

Legata al culto del cugino di Gesù è anche la pelosella, dalla cui radice si pensava che venisse prodotto il “sangue di San Giovanni”. Il suo liquido rossastro e lattiginoso è stato usato per molto tempo per curare tosse e malattie polmonari per il suo effetto sudorifero, tonico ed espettorante.

Molto apprezzata era anche la verbena, sia per le sue presunte proprietà afrodisiache, sia per quelle astringenti, diaforetiche e antispasmodiche. Veniva raccolta ai lati delle strade e nei pascoli dopo il tramonto della vigilia di Mezzestate e lasciate tutta notte a bagno nell’acqua o fatte essiccare. Tra gli effetti si dice sia anche utile per rafforzare il sistema nervoso e alleviare lo stress.

Verbena

Secondo un’altra credenza, invece, le felci fiorivano a mezzanotte alla vigilia del Solstizio e chi avesse assistito a questo momento avrebbe ricevuto potere e conoscenza. Guai, però, a toccare la pianta con le mani o sarebbe scomparsa. Nella pratica, invece, questa pianta possiede molte doti, che variano in base alla tipologia, facendo però molta attenzione, perché può risultare tossica se usata nel modo sbagliato.

Altre piante legate a questo momento camomilla, menta selvatica, ferola, cerfoglio, geranio, timo, ruta e lavanda, spesso gettate sui falò. Infine, si pensava che un ramo di nocciolo raccolto alla vigilia del Solstizio fosse ideale come bastone da rabdomante, per andare alla ricerca di acqua e tesori

La notte di San Giovanni

Come accaduto per il Solstizio d’inverno, che con l’avvento del Cristianesimo è confluito nel Natale, riti e simbologie incluse (lo racconto qui) anche quello d’estate è stato pian piano assimilato dalla Chiesa alle celebrazioni di San Giovanni, cugino e annunciatore di Cristo, che è ricordato, però, qualche giorno dopo, il 24 giugno. Proprio per la sua collocazione sei mesi esatti prima del Natale veniva vista come un annuncio della nascita di Gesù.

Una ricorrenza molto forte in Italia ed Europa, andata un po’ scemando dove questo santo non è legato alle città come patrono, come Ragusa, Firenze, Genova, ma anche in Sardegna e Val d’Aosta.

I riti di San Giovanni

Iperico o Erba di San Giovanni

Tra i riti principali, non a caso figurano i “fuochi di San Giovanni”, nei quali si bruciano le erbe appena citate e che viene saltato – guarda caso – a scopo propiziatorio. Ma anche restare all’aperto durante la notte tra il 23 e il 24 giugno e venire bagnati o raccogliere la rugiada è di buon auspicio, magari, nel frattempo raccogliendo erbe e… le noci per il nocino, che in quel momento sono all’ideale momento di maturazione.

 L’altra usanza legata a questa notte è l'”acqua di San Giovanni”. Dopo il tramonto vengono raccolte erbe come appunto – ma guarda un po’ – iperico, lavanda, artemisia e malva, fiori e foglie di menta, rosmarino e salvia. Che vanno, però, prelevate senza eccessi né radici, rispettando la natura. Le stesse vengono lasciate in acqua per tutta la notte e questo elisir viene utilizzato al mattino per lavare la faccia e le mani in un rituale purificatorio e propiziatorio di amore, salute e fortuna. Tra le altre cose, si riteneva facesse ricrescere i capelli, favorisse la fecondità, curasse la pelle ed allontanasse le malattie

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