Acqua azzurrissima, spiagge bianche, scogliere, ristorantini nei ripidi vicoli che scendono al mare, aperitivi al tramonto guardando il sole che lentamente scende tra le onde. Ma il Salento nasconde molto di più. Tra ulivi e fichi d’india, infatti, non è raro trovare dolmen, menhir e specchie, testimoni di un passato molto remoto. E allora, da appassionata di testimonianze megalitiche, potevo non mettermi a caccia almeno di una parte? Ecco una piccola rassegna.

Dolmen, menhir e specchie

Prima d’inoltrarci nelle campagne salentine e non solo, però, facciamo un po’ di chiarezza su cosa significhino questi termini, che identificano monumenti megalitici – costituiti cioè da grandi pietre – risalenti al Neolitico e in particolare al periodo compreso tra il V e il III millennio prima di Cristo, anche se la datazione delle specchie è più incerta.

Menhir

Menhir Vicinanze 1

È la forma più semplice di monumento megalitico, costituita da un’unica pietra – un monolite – conficcata nel terreno singolarmente, in allineamenti o cerchi (cromlech). L’altezza è variabile e può raggiungere anche i 20 metri, come quello spezzato di Locmariaquer. Di forma squadrata, molti hanno la superficie liscia, mentre altri sono stati scolpiti o a scopo rituale o successivamente allo scopo di “cristianizzarli”.

Molto diffusi in Inghilterra (Stonehenge), Scozia (Callanish) e Bretagna (Carnac), in Italia sono presenti in Lombardia, Liguria, Piemonte, Toscana, Sardegna (e nella vicina Corsica), Sicilia e, ovviamente, Puglia, dove se ne contano ben 79. Potevano segnalare sepolture importanti o avere funzione rituale, costituendo un asse tra i mondi. Per questo motivo spesso i cerchi di pietre sono costruiti in allineamento ai momenti forti dell’anno, come solstizi ed equinozi.

Dolmen

Risalenti allo stesso periodo, i dolmen sono costruzioni più articolate, con due o più piedritti che sostengo un lastrone orizzontale (ma possono anche essere di più) collocato a mo di architrave.

dolmen
Dolmen La Chianca

La loro forma, simile a quella di un tavolo, ha fatto pensare a degli altari, ma sono soprattutto camere sepolcrali, come mostrano i “corridoi d’ingresso” presenti in alcuni e come testimoniato anche dal ritrovamento di numerosi resti. In origine erano collocati sopra dei tumuli di terra, poi erosi dal tempo.

Nel mondo ne sono stati censiti 50.000, dei quali 20.000 solo in Europa, ma molti sono collocati in Estremo Oriente (Corea in particolare) e se ne trovano anche in Nord Africa. In Italia 215 si trovano in Sardegna, mentre altri sono in Sicilia, Liguria e – appunto – in Puglia, dove ne sono stati censiti 23.

Specchie

Specchia li Specchi

Se dolmen e menhir sono sparsi in diversi continenti, le specchie sono manufatti tipicamente pugliesi, propri soprattutto di Salento, Val d’Itria e Murgia. Si tratta di cumuli di lastre calcaree, derivate dallo spietramento dei terreni da destinare all’uso agricolo. Le più grandi, che possono raggiungere anche i 10-15 metri di altezza, erano utilizzate a scopi d’avvistamento, mentre le più piccole avevano, almeno in parte, funzioni funerarie.

Sono sparse un po’ per tutto il Salento e la Val d’Itria, ma la maggiore concentrazione è tra Ceglie Messapica, Villa Castelli e Francavilla Fontana, a metà strada tra le aree di cui vi racconterò. Perché, allora, non pensare a una tappa?

Neolitico in Salento

Una vacanza in Salento, se si è appassionati di storia, non può prescindere da una passeggiata per scoprire i tanti dolmen e menhir sparsi tra gli ulivi. Che, se non si scelgono proprio le ore più calde della giornata in pieno agosto (cioè quello che abbiamo fatto noi!), può rappresentare anche una bella occasione per una camminata nella dolce campagna pugliese. E allora perché non partire proprio da quelli più vicini al mio b&b, soprattutto se sono alcuni tra i più famosi del Salento?

Li Scusi

dolmen
Dolmen Li Scusi

La prima tappa è stata quindi il dolmen “Li Scusi”, a Minervino di Lecce, il primo scoperto in Puglia nel 1879 e il secondo in regione per dimensioni, dopo quello di Bisceglie. Il nome deriva dal fondo che lo ospita (in dialetto salentino significa “nascosto”) sulla strada che congiunge Giuggianello a Uggiano La Chiesa. Un luogo facilmente raggiungibile e identificabile lungo la strada, che racchiude un dolmen alto 1 metro, con 8 pilastri che sostengono la lastra orizzontale. Il dolmen è stato inserito in un parco culturale, tra muretti a secco, che hanno rimpiazzato quelli in cemento costruiti in precedenza.

Come molti monumenti megalitici, anche questo dolmen è allineato al solstizio d’estate, quando attorno a mezzogiorno la luce del sole entra precisamente dal foro collocato al centro del lastrone di pietra, creando un cerchio luminoso. A pochi metri dal dolmen è presente anche un cerchio di pietre, che potrebbe però essere stato ricostruito in tempi recenti. Quest’ultimo è utilizzato per eventi culturali che ogni anno vengono organizzati all’interno del parco.

Il cerchio di pietre di Li Scusi

Giurdignano e Giuggianello

A 7 km dal dolmen Li Scusi si trova un altro megalite molto ben conservato: il dolmen Stabile, collocato al confine tra Giuggianello e Giurdignano, il “Giardino megalitico d’Italia”. E potevo non andare a visitarlo?

dolmen
Dolmen Stabile

Per arrivare a questo dolmen bisogna inoltrarsi in mezzo ai campi, ma ne vale la pena. Il lastrone di copertura è percorso lungo tutto il perimetro da un solco ed è sostenuto da ortostati, monoliti e pietre sovrapposte e lungo tutto il perimetro. L’area è circondata da un muretto a secco e gli alberi dalle ampie chiome, offrendo una bella ombra, ne fanno anche un luogo ideale per una pausa.

Altri dolmen ben conservati presenti nell’area sono: l’“Orfine”; il “Peschio”; il “Chiancuse”, del quale però è rimasta solo la lastra di copertura; il “Gravasce” e il “Grassi”, l’unico caso di dolmen “gemelli” in Italia. Per chi preferisce i percorsi guidati, la pro loco di Giurdignano ne allestisce di vario tipo, anche notturni.

Il Giardino megalitico, però, comprende anche 18 menhir, tra cui particolarmente interessante è quello di S. Paolo, alto 2,25 metri che si innesta su uno sperone roccioso nel quale in seguito è stata costruita la grotta bizantina dedicata all’apostolo, protettore delle “tarantate”. L’affresco centrale rappresenta infatti, figura il santo che sconfigge una tarantola, tanto che accanto alla sua figura è disegnata una ragnatela, che potrebbe essere posteriore. Ai lati lo affiancano San Pietro e la Madonna. La cavità sulla sommità del menhir era probabilmente stata utilizzata per collocare una croce. Questo menhir si affaccia direttamente sulla strada e merita una sosta.

  • dolmen

Altri menhir presenti nella zona sono il San Vincenzo, nel centro del paese, accanto alla cripta bizantina di San Salvatore (che merita una visita); i Vicinanze 1 e 2, che prendono il nome da un casale rupestre; i Vico Nuovo 1 e 2, collocati nella piazzetta omonima; il Madonna di Costantinopoli, vicino alla chiesetta dedicata alla Madre di Cristo; Fausa, che si trova in uno slargo di via San Cosma sulla sommità di uno sperone roccioso.

Maglie

Dolmen Canali ©Litologico, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Altra zona ricca di dolmen e menhir è anche quella di Maglie, a partire dal “Chianca”, purtroppo distrutto negli anni Ottanta e dal “Canali”, molto ben conservato. A preservare il “Grotta” è stato invece il fatto di essere immerso nel verde, mentre il “Pino” è mantenuto e curato dalla stessa famiglia da generazioni.

Non lontano si trovano il “Masseria Nuova” di notevoli dimensioni, lo “Specchia”, sorretto solo da colonne formate da pietre sovrapposte e il “Caramauli 1”, la cui lastra superiore è però crollata. Sulla strada per Corigliano d’Otranto si trovano invece i due dolmen Caroppo 1 e 2, il primo dei quali comprende quattro camere adiacenti, ognuna delle quali coperta da una distinta lastra di pietra.

La stessa area è anche ricca di menhir, tra cui Calamauri, Crocemuzza, Spruno e San Rocco. E 15 km a nord, il San Totano a Martano, è il più alto d’Italia con i suoi 5,20 m.

Altri dolmen e menhir sono poi visibili anche a Melendugno, Spongano, tra Racale e Marina di Mancaversa e Salve.

Più a nord…

Ok, non è Salento. Ma vale la pena lasciarsi alle spalle per un po’ caffè leccese (buonissimo!) e pasticciotti per visitare il dolmen più grande di Puglia. Che ovviamente non potevo tralasciare! Allora, dopo avervi raccontato i fantasmi del Castello Svevo di Trani torno nella “Bat” per parlarvi di un altro tesoro, da inserire tra un bagno e una visita a Caste del Monte.

La Chianca

Il dolmen La Chianca o di Bisceglie, risalente all’età del Bronzo, è costituito da tre lastroni verticali in pietra calcarea che ne sorreggono un quarto (chienghe in dialetto biscegliese significa lastra di pietra o lava) lungo 3,85 m e largo 2,40, formando una cella sepolcrale quadrata, alta 1,80 m. Questo dolmen è un perfetto esempio di tomba a galleria, in origine collocata su un tumulo ellittico, come mostra il corridoio d’ingresso, lungo 7,60 e delimitato da piccole lastre conficcate nel terreno.

dolmen
Dolmen La Chianca

All’interno sono stati ritrovati otto scheletri di adulti e ragazzi, ossa di animali, frammenti di piccoli vasi e alcuni coltelli di pietra databili tra il XIII e l’XI secolo a.C., conservati al museo archeologico di Bari, come i reperti rinvenuti nell’ingresso (dromos). Dal 2010 ,l’area del dolmen ospita una rassegna di poesia. Nella stessa area, poi, sono visibili anche i dolmen di Albarosa – abbastanza nascosto – e Frisari, purtroppo distrutto.

San Silvestro

Dulcis in fundo una chicca, questa volta in provincia di Bari, anche se molto vicina a Bisceglie: il dolmen di San Silvestro a Giovinazzo. Un sito veramente bello e ben restaurato, ma chiuso da una cancellata. Se volete visitarlo, quindi, prima di andare in loco è meglio informarsi chiamando in Comune. I numeri sul sito che trovate al link del QR code, invece, lasciareli stare… Le strutture sono visibili anche dall’esterno, ma in questo caso vale la pena di organizzarsi.

La storia di questo dolmen è molto particolare: fino agli anni ’60, infatti, era conosciuto come “Specchia Scalfanario”, un imponente cumulo di pietre alto 4 m con un diametro di circa 35. Nel 1961, demolendo in parte la specchia, ci si rese conto che le pietre ricoprivano un dolmen dell’età del Bronzo. Si trattava di una sepoltura collettiva “, in origine collocata su una lieve altura, che doveva essere ben visibile da punti diversi.

dolmen
Dolmen di S. Silvestro

Il monumento sepolcrale era costituito da una galleria centrale, orientata in senso nord-sud utilizzata per le sepolture e coperta da un tumulo di pietre di forma ellittica. Sul lato ovest si notano alcune delle lastre della galleria.
Sull’estremità meridionale del dolmen si apre una struttura a ferro di cavallo, una sorta di “trullo”, ricostruito, dopo la scoperta, con il restauro negli anni ’60. Sul lato nord, la camera, alta circa 50 cm, è piena di pietre. Qui sono stati trovati i resti di 13 persone con corredi funerari di varie culture, il che fa supporre che probabilmente il dolmen sia stato utilizzato ininterrottamente nel tempo.

Se avete voglia di dare un’occhiata, comunque, la Soprintendenza ai beni culturali ha realizzato un bel virtual tour visibile qui.

Vi ho fatto venire voglia di visitare questi dolmen? Se sì, spero vi piacciano come a me e se andrete a visitarli nelle vostre foto taggate anche The MebWay! Se invece li avete già visti o ne conoscete altri interessanti scrivetemi o ditemelo sulla mia pagina Facebook!

Vi è piaciuto l’articolo? Rimanete aggiornati iscrivendovi alla Newsletter!