Regenesi

“I was 6 bottles”. Ero sei bottiglie. Non è una firma, ma una dichiarazione quella che campeggia sulle borse di Regenesi, azienda emiliano romagnola, divisa tra la sede di Ravenna e quella di Bologna, che dal 2008 crea accessori da materiali post consumo. E allora, di ritorno da Pitti Uomo, vi racconto una delle aziende che ho conosciuto nei miei tre giorni alla Fortezza da Basso, riportandovi nel magico mondo degli accessori.

Regenesi
Maria Silvia Pazzi

Che, con la città di Firenze, ha un rapporto come dire… storico. La fondatrice, infatti, è Maria Silvia Pazzi, i cui antenati congiurarono contro i Medici e finirono poi in Romagna.

E pazza, per molti, era anche lei quando con Regenesi 13 anni fa iniziò a realizzare accessori utilizzando materiali derivati dall’immondizia, tra le primissime aziende a credere nella sostenibilità.

Regenesi
Alfredo Montanari

«All’epoca – racconta Alfredo Montanari, cofondatore e amministratore delegato – siamo partiti con l’idea che dai rifiuti si potesse creare moda tramite un progetto tecnologico. Abbiamo quindi iniziato ad usare materia prima seconda e la reazione del mercato è stata strana: tanta visibilità e un enorme successo di critica, più che di numeri».

L’idea di Regenesi di qualcosa che venisse dai rifiuti, insomma, era interessante, ma il grande pubblico non era ancora pronto a questo passo, al contrario di oggi.

«Negli ultimi anni – continua Montanari – tantissime aziende stanno intraprendendo questo percorso, allora ci sentivamo dare dei pazzi».

Collaborazioni

Il tempo, insomma, ha dato ragione a questa idea, che è stata sposata anche da altre aziende.

Una è la vicentina Dainese, produttore di tute per motociclisti, con il quale Regenesi ha creato una linea di accessori prodotti riciclando le tute utilizzate dai piloti durante le prove o le gare ufficiali. «Per questo – continua Montanari – ogni prodotto realizzato dai nostri artigiani è unico.

L’altra collaborazione, sempre nel campo dei motori, è stata quella con Lamborghini, riutilizzando invece materiali provenienti dalle linee di produzione dell’azienda automobilistica per produrre custodie per cellulari e iPad, borse, portafogli e posta carte.

Le borse

Ma anche le collezioni di borse da donna si sono avvalse di importanti collaborazioni.

Regenesi

Re-flag, portata appunto a Pitti Uomo, è stata creata insieme alla trendsetter Michela Gattermayer. Borse squadrate, a blocchi di colore, realizzate con tessuti derivati da bottiglie riciclate e con cinghie recuperate da una fabbrica. Stesso discorso per il marsupio e le pochette Re-Bon.

Anche la linea di Regenesi dedicata al Sommo Poeta, “Dante 700”, è infatti stara creata insieme alla designer Luisa Bocchietto, che ha scelto come fil rouge della collezione una fantasia che unisce due elementi tradizionalmente associati all’autore della Divina Commedia: le stelle e la foglia d’alloro. Anche in questo caso, ovviamente, borse e accessori utilizzano plastica, carta e pelle riciclate.

Riciclo a tutto tondo

Non solo borse e accessori. Dalla plastica riciclata, infatti, nascono anche piatti, lampade, lampadari, cestini, oggetti per la casa e l’ufficio. E – potrebbero mancare? – gioielli dall’effetto madreperla, anche abbinati a seta recuperata.

Ma, si dev’essere chieste Regenesi, se si possono utilizzare i materiali provenienti dai rifiuti o dalle altre aziende, perché non anche quelli dei clienti? E allora, dai jeans che non si vuole proprio buttare, possono nascere delle borse che diano loro una nuova vita e ci permettano di tenerli con noi, anche se non ci vanno proprio più bene o sono irrimediabilmente strappati.

E allora… ecco una carrellata delle nuove collezioni!

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