Chi non regalerebbe un euro per salvare dall’estinzione un morbidoso panda o un simpatico pinguino? Sensibilizzare l’opinione pubblica per animali carini e coccolosi non è certamente un’impresa ardua. Discorso diverso se si parla, invece, di bestie brutte, sgraziate e a volte anche un po’ spaventose. Ma allora, gli animali brutti possono estinguersi? Secondo il britannico Simon Watt no, e visto che sulla bellezza non poteva puntare, con la sua “Ugly animals preservation society” ha deciso di puntare sulla simpatia.

Simon Watt

Watt, biologo e divulgatore, è infatti partito da questo assunto per mettere in piedi uno spettacolo comico il cui scopo è, appunto, far conoscere quegli animali brutti che nessuno di sognerebbe di mettere come testimonial di una campagna, al centro di un meme o come protagonista di un film e che, al massimo, sarebbero a loro agio a Halloween. Visto che difficilmente vedremo al cinema “Kung Fu dugongo” o “La marcia degli axolotl“, insomma, né troveremo sui social video in cui dei piccoli di eterocefalo glabro rendono la vita difficile ai dipendenti dello zoo o si rotolano nella neve, perché non portare in giro per il Regno Unito uno spettacolo in cui, divertendo, si può parlare di specie a rischio sconosciute ai più e farle “adottare”?

Il più brutto

Come ogni campagna che si rispetti, anche la “Società per la conservazione degli animali brutti” aveva bisogno di una mascotte. E la votazione online ha fornito il suo responso: l’animale più brutto al mondo è… il pesce blob! Che con il suo nasone e l’espressione triste, in realtà, ha tutte le carte in regola per attirare simpatia, tanto che più di qualche blogger, divulgatore, giornalista e istituto scientifico ha voluto “difenderlo” da questo poco onorifico titolo. Che, però, gli è valso nientemeno che la copertina del libro di Watt, “The ugly animals. We can’t all be pandas“.

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Ma chi è il pesce blob? Si tratta di una specie che vive nelle profondità degli oceani tra Nuova Zelanda, Australia e Tasmania, tra i 400 e i 1.700 metri di profondità, dove la pressione dell’acqua è di 120 volte superiore rispetto a quella che si registra in superficie. La sua natura gelatinose gli permette di adattarsi a galleggiare sul fondo dell’oceano e di nuotare senza affaticarsi, mentre il suo comportamento passivo e silenzioso gli permette di cibarsi di ciò che gli galleggia attorno. La sua peculiare consistenza fa sì che una volta portato in superficie si “espanda” e questo pare non giovi particolarmente alla sua estetica. Non che sul fondo del mare sia particolarmente avvenente…

Rane e dintorni

Il 24 aprile si è celebrato il “Save The Frogs Day”, la giornata internazionale dedicata alla salvaguardia delle rane e degli altri anfibi, istituita nel 2009 dall’associazione omonima. Secondo l’Unione internazionale per la conservazione della natura, infatti, circa il 41% delle specie di anfibi è ad alto rischio di estinzione e negli ultimi decenni ne sono scomparse già 168, soprattutto a causa della distruzione degli habitat.

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Rana viola

Tra questi ci sono, ad esempio, animali brutti come la rarissima rana viola indiana e l’axolotl.

Cicciotta, con il muso a punta e le zampette tozze, la rana viola indiana detta anche “dal naso a maiale” è stata scoperta solo nel 2003 sui monti Ghati occidentali. Diversamente dalle sue parenti, vive principalmente sotto terra, acchiappando con la lingua formiche e termiti, mente si avvicina ai corsi d’acqua esclusivamente nel momento dell’accoppiamento.

Axolotl

L’axolotl, invece, è un tipo di salamandra messicana, che vive nel che vive nel lago di Xochimilco, poco lontano da Città del Messico. Estremamente a rischio a causa dell’inquinamento, della perdita dell’habitat e della pesca. Testa larga, zampe poco sviluppate e occhi senza palpebre, l’axalotl ha una particolarità: se ferito o mutilato riesce a rigenerare arti, polmoni, midollo spinale e addirittura parti del cervello, grazie a cellule molto simili a quelle delle staminali adulte dei mammiferi. Negli anni, quindi, è divenuto un prezioso oggetto di studio.

Contrariamente agli anfibi, può vivere in ambiente esclusivamente acquatico e restare tutta la vita allo stato larvale. Infine, potrà sembrare strano, ma mentre in natura è fortemente minacciato, da qualche tempo è diventato un apprezzato animale domestico.

Animali brutti e come “adottarli”

Invertebrati, insetti, pesci, primati, mammiferi in genere. Le specie a rischio sono notoriamente moltissime. Ma come fare, allora, a far conoscere e adottare quelle più sconosciute e bruttine? O proprio orribili?

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Talpa senza pelo

Il format di Watt è molto semplice: in ogni serata coinvolge da sei a otto comici, ognuno dei quali ha dieci minuti di tempo per perorare la causa del proprio animale e fare in modo che sia scelto dal gruppo, dall’istituzione, dal festival nel quale si sta svolgendo lo spettacolo. In questo modo, tra una gag e una risata, la nasica (o “scimmia con la proboscide”) è diventata la mascotte di Londra, le lumache di mare di Cambridge, la rana acquatica del Titicaca quella di Winchester, il dugongo di Newcastle e la talpa senza pelo o eterocefalo glabro quella di Brighton.

Un’attività che dura dal 2012, sebbene la pandemia abbia portato alla cancellazione di tanti spettacoli, permettendo di far conoscere meglio moltissimi animali e che Watt porta avanti anche nelle scuole, oltre che sui media. Ma sul sito dello spettacolo sono disponibili anche video e podcast.

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