Gli amori più famosi sono senz’altro quelli contrastati. Da Romeo e Giulietta a Brooke e Ridge, le famiglie spesso sono un ostacolo apparentemente insormontabile alla felicità delle coppie. Per quelle inglesi, nei secoli passati, la soluzione aveva un nome, una fermata della carrozza di posta sulla linea che da Londra raggiungeva il nord e… una bottega del fabbro. In due parole: Gretna Green.
La cittadina del Dumfries and Galloway, infatti, da metà Settecento alla Seconda Guerra Mondiale è stata la meta di tutte le coppie che, ostacolate dalle leggi in vigore in Inghilterra, vedevano nella Scozia – dove non si applicavano – l’unica soluzione per sposarsi senza il consenso dei genitori. In quel contesto, Gretna Green era appunto la prima fermata della vettura oltre confine e la bottega del fabbro il primo edificio raggiungibile. In poco tempo, quindi, molte nozze vennero suggellate non davanti all’altare, ma con un colpo di martello sull’incudine, divenuta il simbolo del paese e della sua improvvisa vocazione matrimoniale. Che prosegue tutt’ora!
Matrimonio e leggi
Ma come si è arrivati alle fughe a Gretna Green? Per secoli, in Gran Bretagna i matrimoni sono stati concordati tra famiglie e le cerimonie consistevano in un semplice scambio di consensi davanti a testimoni tra i due sposi, che nel Medioevo potevano essere giovanissimi, visto che l’età legale era di 12 anni per le donne e di 14 per gli uomini. Limite scioccante solo in parte, vista la bassa aspettativa di vita dell’epoca.
Nel corso dei secoli, però, le cose in Inghilterra cominciarono a complicarsi, con la Chiesa che nella seconda metà del Cinquecento cercò di mettere il proprio “cappello” sul rito, anche se le cerimonie laiche “per consenso” o per “handfasting” (legatura delle mani) continuarono ad essere praticate e riconosciute dalla legge.
La vera svolta in questo senso arrivò nel 1753, quando Lord Hardwicke propose e fece passare il Marriage Act, per eliminare i matrimoni “irregolari”: il matrimonio doveva essere celebrato in una chiesa e le coppie dovevano avere 21 anni (invece di 16) per potersi sposare senza il consenso delle famiglie. Lo scopo di regolamentare le unioni era anche quello di impedire a uomini senza scrupoli di approfittare della semplicità e velocità del rito. Il lato oscuro di questa usanza, infatti, era il rischio di trovarsi di fronte a ragazze sedotte e abbandonate, frodi o veri e propri casi di bigamia. Un problema che, inevitabilmente, si verificò anche a Gretna Green, tra cui fece scalpore in particolare il caso di Ellen Turner.
La conseguenza, però, fu di impedire l’unione anche alle coppie che non incontravano il favore delle famiglie. Il 26 marzo, giorno precedente l’entrata in vigore della legge, la “Fleet Prison” di Londra, il luogo più famoso (e famigerato) dove questi riti erano celebrati – una cappella di Las Vegas ante litteram – venne preso d’assalto: 217 matrimonio vennero celebrati nella prigione e nei suoi paraggi in un solo giorno.
La fuga a Gretna Green
I Romeo e Giulietta di Oltremanica si trovarono quindi privati di qualsiasi scappatoia. Cosa fare? La soluzione era distante, almeno per chi viveva al sud, ma non irraggiungibile. In Scozia, infatti, la legge non si applicava, il limite d’età restava di 16 anni e per sposarsi bastava ancora manifestare la propria volontà di fronte a due testimoni, in qualsiasi luogo questo avvenisse.
La bottega del fabbro di Gretna Green, il luogo più facile da raggiungere, divenne quindi la meta di tante coppie infelici. Gli aspiranti sposi oltrepassavano il confine, scendevano dalla diligenza, entravano nella bottega del fabbro e qui, ad ogni ora, il fabbro li sposava davanti all’incudine, suggellando l’unione con un colpo di martello e donando alla sposa un ferro di cavallo di buon augurio.
Iniziò quindi una vera e propria corsa verso Gretna Green, di coppie, ma anche di parenti alla disperata rincorsa delle stesse. I fabbri, o “preti dell’incudine”, erano però attenti a mantenere il segreto, dichiarando di non aver mai visto i fuggitivi. In molti casi, al ritorno a casa, i genitori messi di fronte al fatto compiuto provvedevano a nuove “onorevoli” nozze.
In un caso, però, furono i figli a ricorrere – invano – il padre. Lord Erskine, uno dei tre lord cancellieri che si sposarono a Gretna Green, arrivò infatti vestito da madre della promessa sposa, Sarah Buck. Lei, trent’anni più giovane, era la sua governante e amante da diversi anni, dalla quale aveva già avuto diversi figli illegittimi, oltre agli otto nati dalla defunta prima moglie. Che, ovviamente, non avevano alcuna voglia di dividere l’eredità coi fratellini. Uno di loro arrivò giusto dopo le nozze e la lotta che ne seguì, tra lui e la fresca matrigna, fu un un episodio che rimase negli annali.
I “preti dell’incudine”
I “fabbri”, in realtà, non sempre erano tali e alcuni fecero di questi matrimoni un vero e proprio lavoro, sposando nella loro carriera migliaia di coppie. Il primo, Joseph Paisley, lo era diventato, ma presto capì che i matrimoni erano più redditizi e s’impegnò ad accrescere la fama e il folklore di Gretna Green.
Il nipote, David Lang, e suo figlio David, lo furono successivamente e quest’ultimo, dopo il calo dovuto al “Cooling off act”, dovette però trovare altre fonti di reddito. L’ultimo, Richard Rennison, era un sellaio, che arrivò a Gretna Green nel 1926 dopo aver appreso che il posto era vacante. Prima del bando dei matrimoni, ne celebrò ben 5.147.
In quel periodo operava anche “Granny Graham”, una minuta nonnina vestita di nero, che celebrava le nozze nelle case private della zona, definendosi “la sacerdotessa originale”
La “guerra” a Gretna Green
Questa situazione, ovviamente, non poteva piacere alla Chiesa, né alle autorità inglesi. Il risultato fu il “Cooling off act” (atto di raffreddamento) proposto dal Cancelliere Lord Brougham nel 1856, che stabilì che per poter contrarre matrimonio uno dei due sposi dovesse risiedere nella parrocchia da almeno 21 giorni.
Ovviamente, la popolazione di Gretna Green non si fece scoraggiare, e si diede da fare per aiutare gli innamorati nascondendoli o chiudendo un occhio in caso trovassero qualche “ospite” nei fienili.
La messa al bando dell’handfasting arrivò solo un secolo dopo, nel 1940, anche se gli innamorati inglesi continuarono a recarsi in Scozia dove l’età minima per sposarsi senza consenso restava di 16 anni, contro i 21 inglesi, anche se prima di passare a ricevere la “benedizione dell’incudine” dovevano passare all’ufficio del registro. Negli anni Settanta l'”atto di raffreddamento” fu abolito e l’età in Inghilterra abbassata a 18 anni.
Negli anni Ottanta, poi, una sposa risoluta a celebrare le proprie nozze a Gretna Green, dove si era sposata sua nonna, vinse la propria battaglia: la bottega del fabbro ospitò la prima cerimonia religiosa, aprendo la strada alle tantissime coppie che continuano a sposarsi in quel luogo. E dal 2005, prima che i matrimoni dello stesso sesso fossero riconosciuti in Scozia, a Gretna Green è stato possibile celebrare unioni civili anche tra coppie omosessuali.
Gretna Green oggi
Anche oggi, infatti, tantissime coppie scelgono di sposarsi a Gretna Green, per celebrare il proprio rito in un luogo legato a una storia così romantica. E in loco c’è tutto per organizzare la cerimonia, dalle carrozze alle location storiche. Per chi è già sposato o non ha intenzione di farlo a breve, è anche possibile celebrare un “handfasting”, un gesto d’impegno reciproco, che non ha però carattere legale.
Ma è anche un luogo visitato ogni anno da migliaia di turisti, che si fermano subito dopo l’arrivo in Scozia. Me compresa, ovviamente. Dopo Mull, Islay, le Lowlands e Campbeltown, che vi ho raccontato in passato, un altro angolo di Scozia da scoprire!
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