Rinascimento

Quanti maiali vale la Basilica Palladiana? Ben 20.000. Almeno al momento della sua costruzione, nella seconda metà del Cinquecento, durante quel Rinascimento che ebbe a Vicenza una delle sue massime espressioni. Questo periodo d’oro è raccontato nella mostra “La fabbrica del Rinascimento. Processi creativi, mercato e produzione a Vicenza”, che ne illustra aspetti artistici, sociali ed economici, utilizzando una moneta decisamente singolare: il maiale mezanotto.

La mostra

A. Palladio

Dopo il Museo del Gioiello, vi riporto quindi all’interno della Basilica Palladiana per raccontarvi la rassegna organizzata dal Comune di Vicenza in collaborazione con il Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio e la Fondazione Teatro Comunale di Vicenza, inaugurata a dicembre e che si concluderà il 18 aprile.

Un viaggio attraverso oltre 80 opere, molte delle quali inedite, che ci porterà nella Vicenza dei “fantastici quattro”: Andrea Palladio, Paolo Veronese, Jacopo Bassano e Alessandro Vittoria. Artisti e amici legati dalla passione per la “maniera moderna”, come la definì Giorgio Vasari, cioè l’arte nuova ispirata al mondo antico, che ha origine nella Roma di Michelangelo e Raffaello.

La Vicenza del Rinascimento

Due pittori (Veronese e Bassano), uno scultore (Vittoria) e un architetto (Palladio), che hanno creato opere immortali. E hanno potuto farlo per le particolari condizioni socioeconomiche della città in epoca rinascimentale.

Rinascimento
La Basilica Palladiana

Nella seconda metà del Cinquecento, infatti, Vicenza era già un’area economica decisamente dinamica, che in un secolo, da metà XV secolo a metà del XVI aveva raddoppiato la propria popolazione. La città era passata da 15.000 a oltre 30.000 abitanti e l’area circostante era cresciuta da 125.000 a metà Cinquecento a 160.000 all’inizio del Seicento.

Nel Rinascimento Vicenza è uno straordinario centro produttivo di oro, argento, carta, marmi, maioliche, pelli, legno e soprattutto tessuti: lana e in particolare seta. Dal capoluogo berico arriva infatti il 40% di tutta la seta prodotta nella Terraferma veneta, definita la “più fine et adomandata (richiesta) d’Europa”.

Rinascimento
Valerio Belli, Presa di Cristo nell’orto, 1523-24.

Le 72 “Case de negotio” esportano seta “in terre aliene” e tra i commercianti molte sono le donne, come le nobili Bianca Nievo e Laura Thiene.

In questo contesto si muovono il quartetto delle meraviglie, ma anche l’incisore e orafo Valerio Belli e l’umanista Gian Giorgio Trissino, testimoni delle nuove tendenze artistiche romane e collezionisti di opere antiche.

Le opere

Ma la mostra curata da Guido Beltramini, direttore del Cisa Palladio, Davide Gasparotto, del Getty Museum di Los Angeles e Mattia Vinco, ricercatore di Storia dell’arte moderna all’Università di Trento, non è solo un percorso tra le opere, ma anche nelle consuetudini rinascimentali e nei processi creativi.

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Alessandro Vittoria, Busto di Tommaso Rangone

I quadri vengono quindi affiancati ai loro bozzetti o ad altri sullo stesso soggetto, rielaborate per committenti diversi in confronti finora inediti, tra opere provenienti da diversi musei internazionali.

Nel Rinascimento, infatti, non solo le tematiche venivano ripetute dai diversi artisti, prendendo ispirazione da opere precedenti, ma le botteghe riutilizzavano lo stesso soggetto, adattandolo alle esigenze del committente. Lo stesso Palladio è bravissimo a “riciclare” i propri progetti.

Tra gli accostamenti inediti il Ritrovamento di Mosè di Paolo Veronese e la Pastorale di Jacopo Bassano, affiancati ai rispettivi studi; la Giuditta con testa di Oloferne, sempre del Veronese, e il suo “modelletto”; le due Adorazioni dei Magi di Bassano, destinate a clienti diversi, che differiscono nelle luci; il Busto ritratto di Apollonio Massa di Vittoria e il suo bozzetto. Vediamo allora un paio di questi lavori.

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Maiali equivalenti

Nel Rinascimento, ovviamente, non erano i maiali la moneta di scambio. Si calcolava infatti in troni e si pagava in una marea di valute, tra cui ducati, scudo d’oro, mocenighi, ongari e zecchini d’oro. I curatori hanno quindi deciso di usare come metro un prodotto di ampio consumo, il maiale “mezanotto”, equivalente a 3 ducati, per dare un’idea dei valori dell’epoca, utilizzando come fonti dei registri contabili.

Qualche esempio? La Basilica è costata 20.000 maiali, la Rotonda incompleta è stata acquistata per 6.166 e 2/3 e completarla è costato altri 4.042 e 1/3.

Ma quanto erano gli stipendi? La governante della famiglia Thiene veniva pagata 6 maiali l’anno e il loro fattore generale 15 e 2/3; un lavoratore specializzato nella seta 6 e 2/3 e un maestro torcitore 20; Palladio per il cantiere della Basilica 21 e 2/3, l’avvocato di grido Guido Piovene 133 e 1/3, il miglior medico della città 158 e 1/3, mentre Giuliano Piovene, uomo d’affari internazionale, ne guadagnava 1.333 e 1/3 l’anno.

E quanto costava la vita? Un uovo 1/500 di un maiale, una pagnotta 1/300, un pollastro 1/50, un capretto 1/4. Guardando l’abbigliamento, pantofole da signora 1/12, la camicia di Ippolito Porto 1 e 2/3, un taglio di lana nera per una veste da signora 1 e 3/4 e una veste di seta 8. Infine, una spada comune un maiale, un ritratto 2 e 1/2, un liuto 1/3 di maiale e avere la propria statua sulla scena del Teatro Olimpico 2 e 1/2. E le opere in mostra? Questo dovete scoprirlo in Basilica!

Da Vicenza a Venezia

Il viaggio nel Rinascimento, però, non si esaurisce in Basilica, ma continua – sempre fino al 18 aprile – alle Galleria d’Italia di Palazzo Leoni Montanari con la mostra “Venezia, che impresa! La grande veduta prospettica di Jacopo de’ Barbari”. 7

Protagonista la grande veduta prospettica Venetie MD, frutto della collaborazione fra un imprenditore ‘foresto’, Anton Kolb, attivo al Fondaco dei Tedeschi, e il veneziano Jacopo de’ Barbari, incisore a capo di una bottega che, in tre anni di lavoro, giunse a un risultato destinato a cambiare il modo di rappresentare le città e propagare il mito di Venezia nel mondo.

Nella mostra curata dalla storica Angela Munari e dal geografo Massimo Rossi per la prima volta possibile ammirare la grande mappa in una doppia versione, il primo stato appartenente alla Fondazione Querini Stampalia e il terzo stato delle collezioni Intesa Sanpaolo.

Un viaggio nella città, a partire da Rialto e dall’area Marciana, attraverso l’intero nucleo urbano, soffermandosi su alcuni dettagli relativi alla vita e alle attività di una delle maggiori città del XVI secolo. Viene posta particolare attenzione ai dettagli, permettendo di far emergere paradossalmente la realtà unitaria e sfaccettata della città. La veduta a volo d’uccello è una continua planata su spunti di vita quotidiana. Il visitatore entra, insomma, in una giornata veneziana “qualunque” del 1500, partecipandovi da protagonista.

Biglietti e orari

La Fabbrica del Rinascimento è visitabile dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18, con aperture straordinarie l’11 e il 18 aprile. Biglietto intero 13 euro, ridotto 11 euro (over 65, studenti universitari, convenzioni), ragazzi dagli 11 ai 17 anni 5 euro, gratuito bambini fino a 10 anni, accompagnatori di persone con disabilità, un accompagnatore per gruppo. Gruppi di minimo 10 persone, adulti 11 euro. Scuole 5 euro a studente, gratuito per 2 accompagnatori.

I biglietti sono acquistabili online su www.ticketlandia.com/m/la-fabbrica-del-rinascimento, allo Iat di fianco al Teatro Olimpico e al Teatro Comunale.

Info e prenotazioni 0444.326418, biglietteria@mostreinbasilica.it , www.mostreinbasilica.it

Venezia che impresa! è visitabile dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18. Biglietto intero 5 euro, ridotto 3 euro, gratuito per scuole, minori, convenzionati, clienti del gruppo Intesa Sanpaolo.

Info 800.578875, info@palazzomontanari.com, prenotazioni www.gallerieditalia.com

Acquistando il biglietto di una delle mostre e presentandolo all’altra biglietteria, si avrà diritto all’ingresso ridotto.

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