capitale della cultura

Una pennellata pastello nel Golfo di Napoli. È un’isoletta di poco più di quattro chilometri quadrati Procida, capitale italiana della cultura 2022, annunciata pochi giorni fa dal ministro Dario Franceschini. Un piccolo angolo di Mediterraneo forse meno famoso delle vicine Ischia e Capri, ma non meno affascinante, come ben sa chi l’ha ammirata come scenario de Il Postino di Massimo Troisi.

E proprio all’ultimo film dell’attore napoletano si sono affidati i promotori per il video promozionale della candidatura, nel quale le immagini dell’isola scorrono sulle parole dell'”ode al mare” che Neruda (Philippe Noiret) recita a Mario (Troisi).

Scopriamo qualcosa di più della prossima capitale della cultura

Dopo averne raccontato i fantasmi, torniamo quindi a raccontare un itinerario nello splendido Sud Italia. Terza isola del Golfo di Napoli, Procida fa parte delle isole Flegree, insieme a Ischia, Nisida e Vivara, isolotto a cui è collegata da un ponte. Sull’origine del suo nome si sono fatte moltissime ipotesi, tra cui la derivazione dal greco Prochyta, che significa “sollevata dalle acque”, e che sia stata battezzata in onore di una balia di Enea.

La mitologia greca vuole poi che, dopo che gli dei ebbero sconfitto i titani, uno di questi ultimi, Mimante, sia stato posto proprio sotto l’isola di Procida. Se questo resta nel campo della leggenda, è invece appurata l’origine vulcanica dell’isola, formata da quattro crateri oggi nascosti dalla fitta vegetazione.

Marina Grande

capitale della cultura

Marina Grande

Con il traghetto si arriva a Marina Grande, il porto commerciale, sul quale si affaccia palazzo Montefusco, edificio del XII secolo una volta residenza estiva del Re di Napoli e poi convento, oggi abitato. Qui si affacciano le caratteristiche case color pastello, ognuna diversa dall’altra in modo che i marinai potessero distinguerle da lontano, che affascinano i visitatori e delineano il suggestivo panorama dell’isola.

Procedendo dal porto verso destra e passando le “Grotte”, rimesse per barche scavate nella roccia e oggi utilizzate come magazzini, si raggiunge la spiaggia omonima, detta anche della Silurenza. A sinistra, invece, si arriva al Lido della Lingua, prediletto da chi arriva a Procida per una giornata di mare e tuffi, mentre via Roma introduce nello “struscio”, tra locali e negozi.

Da qui si raggiungono tre luoghi chiave della nuova capitale della cultura: il crocifisso ligneo del 1845, segno della devozione dei marinai; piazza di Sent’ Co’, uno dei cuori pulsanti dell’isola, dove si svolgono le manifestazioni folkloristiche; la casa di Alphonse de Lamartine, che nel 1952 nel romanzo Graziella, immortalò le donne isolane.

Il borgo antico e Terra Murata

Da piazza Sent’Co’ parte la strada del Canale, così detta perché prima della costruzione delle fognature veicolava l’acqua proveniente dalla parte dell’isola (se la cercate, ufficialmente è via Vittorio Emanuele II). Percorrendola il visitatore entra nel borgo antico, fino a piazza dei Martiri, dove nel 1799 fu issato l’albero della libertà e dopo la vittoria dei Borboni fu giustiziato chi aveva lottato per la Repubblica Napoletana.

Casale Vascello

Da qui si raggiunge il coloratissimo Casale Vascello, il primo borgo formatosi al di fuori di Terra Murata, al diradarsi delle incursioni dei pirati saraceni. È costituito da case colorate a tre piani, addossate una all’altra e raccolte attorno ad una piazza, caratterizzate dai vefi, balconcini coperti da una volta ad arco.

Poco sopra, Terra Murata rappresenta la fortezza dell’isola, costruita dopo l’abbandono delle coste per tenere la popolazione al sicuro dai frequenti assalti dei pirati. Luogo di rifugio era in particolare l’abbazia di San Michele Arcangelo, risalente all’anno Mille, dedicata al patrono dell’isola che, secondo la leggenda, aveva affondato la flotta dei barbari.

A fianco si staglia il Castello d’Avalos (o Palazzo Reale), del XVI secolo, maniero a picco sulla scogliera, che all’epoca dei Borboni era la residenza che il re utilizzava quando voleva andare a caccia di fagiani a Procida. Dal 1830 al 1988 è invece stato utilizzato come casa penale e oggi è visitabile su prenotazione.

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Chiaia, Corricella e Terra Murata

Corricella e le spiagge

Scendendo verso il mare si arriva al villaggio di pescatori di Corricella, accessibile percorrendo lunghe scalinate, come la “Grariata Scura”, particolarmente caratteristica o la più frequentata Gradinata del Pennino. Questo villaggio, per la sua bellezza, le casette colorate e l’atmosfera rilassata è stato scelto spesso come set cinematografico, ma è anche apprezzato per i ristoranti e negozietti che lo punteggiano. Qui si possono trovare alcuni del “must” isolani, ceramiche artistiche e merletti. In particolare, non si potrà tornare dalla capitale della cultura 2022 senza degli orecchini realizzati all’uncinetto.

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I faraglioni

Poco lontano si trova la spiaggia della Chiaia, accessibile dal mare o scendendo ben 186 scalini. Una striscia di sabbia vulcanica, in gran parte spiaggia libera, con una splendida vista su Terra Murata.

Sul versante, opposto, invece, si trovano le spiagge più turistiche: Chiaiolella e Ciraccio, separate da due faraglioni tufacei, con fondali bassi e quindi più comodi per famiglie e turisti.

Ma se come me avete un amico che conosce il luogo, vi suggerirà una caletta meno conosciuta e turistica, che è la “spiaggia dei procidani”: la baia del Carbonchio, accessibile dal mare o percorrendo una ripida discesa.

A spasso per l’isola

capitale della cultura

Un vicoletto di Procida

Il modo migliore per scoprire Procida capitale della cultura, però, forse non è farsi trasportare dalle guide da un monumento all’altro, ma perdersi nei vicoletti, che hanno mantenuto il loro sapore isolano. E se si ama camminare inoltrarsi tra i sentieri, in mezzo alla natura bella e spontanea di Punta Solchiaro o tra campi e vigneti per raggiungere Punta Pioppeto e il suo faro.

O ancora attraversare la contrada del Cottimo per arrivare alla torre cinquecentesca e salire fino alla sommità della collina, dalla quale si ha una splendida vista su Pozzo Vecchio e della “Spiaggia del Postino”.

Infine, attraversando il ponte che lo unisce a Procida, si può raggiungere l’isolotto di Vivara, oggi riserva naturale, nella quale sono presenti reperti micenei.

Tradizioni

La prossima capitale della cultura è ricca di eventi tradizionali, con due appuntamenti clou nell’arco dell’anno.

Il primo è la Sagra del Mare, che si svolge a fine luglio, i cui momenti più significativi sono il lancio tra le onde di una corona d’alloro in ricordo dei morti in mare e l’elezione della “Graziella”, in onore del personaggio creato da de Lamartine, scelta tra le ragazze dell’isola rappresentanti i diversi quartieri (grancie) e abbigliate nel costume dell’epoca, con il vestito alla greca.

L’altro evento è rappresentato dai riti della Settimana Santa

La Processione dei Misteri

La Processione dei misteri o del Cristo Morto, organizzata dalla Confraternita dei Turchini, coinvolge tutta l’isola per mesi. Ogni anno, infatti, i ragazzi di Procida realizzano i “Misteri”, carri che ritraggono scene della vita di Cristo. Gli stessi saranno portati nel piazzale di San Michele durante la notte del giovedì santo, in attesa della processione che partirà all’alba del giorno seguente. Ad annunciarla squili di tromba e tre colpi di tamburo, i suoni che accompagnavano i condannati a morte in epoca romana.

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Un angioletto

Dopo di loro i misteri portati a spalla dai ragazzi in tunica bianca e mantello turchese, seguiti dalle statue del Cristo Morto, dell’Addolorata e dal pallìo, il baldacchino funebre. Infine gli “angioletti”, bimbi e bimbe di due anni circa in braccio agli adulti, che indossano un vestitino nero che richiama quello della Madonna e la banda del paese.

Il suggestivo prologo, la sera precedente, è la Processione dei dodici Apostoli incappucciati

organizzata dalla Confraternita dei Bianchi o del Ss. Sacramento. Dopo la lavanda dei piedi, che si tiene nella chiesa di Sant’Antonio da Padova, il corteo parte terminando alla chiesa di S. Giacomo, dove si celebra l’Ultima cena. Al termine, dopo la distribuzione del pane, gli apostoli riprendono il cammino in silenzio, portando delle croci e visitando i Sepolcri allestiti nelle otto parrocchie, tra cui S. Tommaso d’Aquino, dove è custodita la statua del Cristo morto, che sarà vegliata dalle 5 fino all’alba, per essere poi portata a S. Michele in attesa dello squillo di tromba.

La Processione degli Apostoli incappucciati

Gastronomia

Siamo in Italia e in qualsiasi posto si vada non si può trascurare la ricchezza enogastronomica locale. Tantomeno, quindi, in una capitale della cultura. Cosa non perdere, allora, a Procida? Che scegliate i ristoranti più rinomati, come Crescenzo a Chiaiolella o La Conchiglia alla Chiaia, accessibile dal mare o da una ripida discesa, o optiate per una delle locande di Corricella, ecco alcuni consigli per godere di piatti e prodotti tipici.

Carnummola o limone di mare

Come in ogni isola, a farla da padrone è senz’altro il pesce, visto che ogni giorno i pescherecci scaricano alici, polpi, mazzancolle, orate, spigole, frutti di mare, crostacei e ogni tipo di ben di Dio, oltre alla “mazzamma”, il pesce di paranza.
Tipica di Procida è anche la “carnummola”, conosciuta anche come “limone di mare”, un frutto di mare vagamente simile a un tartufo, considerato un potentissimo afrodisiaco. Mangiata dai pescatori cruda con solo un po’ di limone, a Procida viene utilizzata anche nella pasta.

Tra gli ingredienti locali, protagonisti della tavola sono gli enormi limoni e i carciofi.

I primi utilizzati per l’immancabile limoncello, ma anche per il “limone al piatto”, una zuppa della tradizione povera. I secondi preparati nelle più svariate versioni, tra cui il tortano carciofi, salsiccia e provola.
E per chi non è appassionato di pesce? Niente paura, la tradizione procidana comprende anche vari piatti tradizionali a base di coniglio e pollame ruspante.

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Lingua di suocera

Ma non si può passare oltre senza parlare di dolci e vino. Nel primo caso, il dolce tipico sono senz’altro le “lingue di suocera”, paste ripiene di crema lunghe, appunto, come la lingua di mammà. Nel secondo, i piatti di pesce possono senz’altro essere accompagnati da un bel bicchiere di falanghina, mentre per la carne o il pesce fritto o grigliato è senz’altro indicato un buon aglianico. Che, da amante dei rossi, consiglio assolutamente.

Cultura

Torniamo all’origine del nostro viaggio. Procida capitale della cultura 2022 punterà su “La cultura non isola“, ma sono tanti gli attori e registi passati nei secoli. Tra loro i già citati de Lamartine e Troisi, ma non solo.

Graziella

Tra i film girati sull’isola, infatti, ci sono Il talento di Mr. Ripley, con Matt Damon, Francesca e Nunziata, con Sophia Loren e Giancarlo Giannini, Detenuto in attesa di giudizio, con Alberto Sordi, Sottovento, con Claudio Amendola e Anna Valle, Fuoco su di me con Omar Sharif, nonché alcune scene di Cleopatra, con Elizabeth Taylor. E ovviamente la trasposizione cinematografica de L’isola di Arturo di Elsa Morante e di Graziella di Lamartine.

Per quanto riguarda la letteratura, invece, l’isola è già descritta – tra gli altri – da Giovenale e Virgilio, mentre qualche secolo dopo farà da sfondo alla sesta novella della quinta giornata del Decamerone di Boccaccio, con protagonista, appunto, Gian da Procida. E nel XX secolo, sarà Elsa Morante a renderla “L’isola di Arturo” dal suo romanzo del 1957. Un libro che la legherà per sempre a Procida, tanto che a lei, da anni, è dedicato un premio letterario.

La mia isola ha straducce solitarie chiuse fra muri antichi, oltre i quali si stendono frutteti e vigneti che sembrano giardini imperiali.
Ha varie spiagge dalla sabbia chiara e delicata, e altre rive più piccole, coperte di ciottoli e conchiglie, e nascoste fra grandi scogliere.
Fra quelle rocce torreggianti, che sovrastano l’acqua, fanno il nido i gabbiani e le tortore selvatiche, di cui, specialmente al mattino presto, s’odono le voci, ora lamentose, ora allegre.
Là, nei giorni quieti, il mare è tenero e fresco, e si posa sulla riva come una rugiada.
Ah, io non chiederei d’essere un gabbiano, né un delfino; mi accontenterei d’essere uno scorfano, ch’è il pesce più brutto del mare, pur di trovarmi laggiù, a scherzare in quell’acqua.

Elsa Morante da L’Isola di Arturo