Nell’anno dantesco il Sommo Poeta è stato raccontato in tantissimi modi. Leonardo Frigo, artista asiaghese con base a Londra, l’ha fatto con 33 violini e un violoncello, illustrati con i canti dell’Inferno, riuniti nella mostra “Infernus”, fino al 31 agosto visitabile in Basilica Palladiana a Vicenza.
Un modo decisamente originale di affrontare un autore tra i più famosi al mondo a 700 anni dalla sua morte e per questo, dopo quella di Banksy a Roma (ne parlo qui), questa è la seconda mostra che vi suggerisco di non perdere quest’estate. Anche perché un non trascurabile “effetto collaterale” è la visita alla splendida Basilica Palladiana. Magari concludendo con uno spritz in terrazza….
L’artista
Autore di questo viaggio all’Inferno in 34 strumenti è, appunto, Leonardo Frigo, asiaghese classe 1993, laureato in Restauro d’arte nel 2015 all’Università internazionale dell’arte di Venezia, che dal 2016 vive e lavora a Londra, dopo esperienze di restauro all’estero, come quella della cattedrale di Notre Dame a Chartres.
Suo tratto distintivo, però, è la pittura a china sugli strumenti ad arco, che studia da una decina d’anni, unendo così le sue due grandi passioni: l’arte e la musica
Dedicandosi in particolare i violini, in modo che non solo se ne possa ammirare il suono o la bellezza, ma che possano essere letti, come dei romanzi. E che grazie ai simboli, alle linee e ai testi creati da Frigo vengono osservati e considerati da una nuova prospettiva.
In quest’ottica ha quindi realizzato una serie di violini dedicata ai “Sette vizi capitali” e un violoncello ispirato “Le quattro stagioni” di Vivaldi, che sono stati esposti in Europa e non solo, riscuotendo grande successo.
Infernus
Ma i violini (e il violoncello) sono anche le pagine che compongono l'”Infernus” dantesco, frutto di un lavoro durato cinque anni, tra ricerca, studio e realizzazione materiale delle opere, ognuna delle quali ha richiesto tra le 150 e le 200 ore di lavoro.
Ogni strumento è quindi il riassunto per immagini di un canto, con simbologie, personaggi e scene tratti dal racconto del viaggio dantesco. La “selva oscura”, Virgilio, peccatori e demoni incontrati nei vari gironi sono dipinti a china in un affascinante e misterioso intreccio di chiaroscuri, poi verniciati e corredati da testi che descrivono l’opera.
Questo progetto terminato a dicembre 2020, è stato presentato in un’anteprima di solo 11 canti al Royal Institution of Great Britain di Londra. La prima esposizione completa è, invece, quella in corso in Basilica Palladiana a Vicenza, curata da Gianfranco Ferlisi.
Con un doppio obiettivo: omaggiare il Sommo Poeta a 700 anni dalla sua morte e promuovere la cultura italiana nel mondo, visto che ma mostra diventerà poi itinerante. Con un terzo aspetto: Infernus, infatti, segna anche una ripartenza, dopo che la pandemia aveva costretto a chiudere la precedente mostra in Basilica.
“L’Inferno di Dante è stato per me fonte di ispirazione sin da quando ero bambino e posso dire che mi ha insegnato a immaginare e sognare. Ho terminato il progetto nel dicembre 2020 dopo 5 anni di lavoro in cui ho voluto riunire in un’opera d’arte le mie passioni: la musica, la poesia e Dante appunto. Mai avrei pensato che venisse esposto per la prima volta in un periodo così difficile come quello della pandemia. Ecco, desidero che questo progetto rappresenti un segnale di vera rinascita e di spinta verso il futuro: un percorso emozionale che ci aiuti a ‘riveder le stelle’.
La mostra, organizzata da Tecnè srl con il patrocinio del Comune di Vicenza, è visitabile tutti i giorni dal martedì al sabato dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso alle 17.30). Il biglietto può essere acquistato in loco. Link al sito di Infernus qui. Orari e ingressi alla Basilica Palladiana qui.
Il corto
A Dante e al suo Inferno, il regista Aris Mercury ha dedicato un corto, che mostra anche alcune fasi della realizzazione degli strumenti. E per gli italiani può anche essere interessante – e decisamente strano! – sentir declamare i passi più noti della prima cantica nella traduzione inglese.
Il violino e il diavolo
Una curiosità: l’abbinamento tra violino e inferno non è un inedito, anzi. Da un lato, non è infatti un mistero che Niccolò Paganini, per la sua bravura, sia stato più volte sospettato di avere legami con il signore dell’Oltretomba. Dall’altro, una delle più complesse composizioni per violino, la Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini, è definita, appunto, il “Trillo del diavolo”. Il compositore l’avrebbe infatti scritta dopo aver assistito in sogno all’esecuzione di un brano splendido e complicatissimo suonato da Satana in persona, di cui cercò di riportare almeno una parte, pur – confessò – non riuscendo nemmeno lontanamente ad arrivare a eguagliarlo.
Avete visitato la mostra? Pensate di andarci? Se vi va, scrivetemi le vostre impressioni o ditemelo sulla mia pagina Facebook!