«Una volta ero un ombrellone». O un lettino. O un asciugamano in spugna, Portano con sé storie da una vita precedente le scarpe di RE49, l’azienda fondata a Gonars da Nicola Masolini e Alberto Ciani. Un progetto che sviluppa in un’ottica nuova la tradizione calzaturiera della famiglia di Nicola, che nel 1949 ha dato vita alla “Eredi Masolini“.

A pochi giorni dalla nuova edizione di Pitti Uomo, vi racconto quindi un’altra storia di sostenibilità che ho trovato in Fortezza (leggete le altre nelle sezioni moda e accessori).

Nicola tra Friuli ed Etiopia

Nicola Masolini

La storia di Masolini inizia in Friuli e… tra le scarpe. «Il nonno ha aperto la prima azienda – racconta – e io da piccolo giocavo tra pellami e mastice. Ho iniziato a lavorarci a 15 e a 17 anni ho lasciato la scuola per farlo a tempo pieno. In questo modo ho imparato una manualità e un’artigianalità che sono una grande risorsa».

Un’esperienza che – prima di RE49 – ha portato in Etiopia, paese che l’ha conquistato e dove si è trasferito per diversi anni. «Mi sono trovato nella più grande nazione produttrice di pellame – continua – e lì il mio retaggio famigliare mi è stato molto utile, perché ho potuto aiurtare i locali a sviluppare l’industria. Volevano non solo esportare pellami, ma produrre calzature».

E così ha iniziato a lavorare con SoleRebels dell’imprenditrice Bethlehem Tilahun Alemu, con cui ha creato il progetto “Made by Ethiopia”. Obiettivo del suo lavoro, tra le altre cose, convincere i grandi marchi a portare le produzioni dall’Asia all’Africa. Un’attività che l’ha portato anche a riflettere sullo stato dell’arte dell’industria. «Per questo lavoro ho girato tantissime fabbriche – spiega – e visita dopo visita mi rendevo conto che qualcosa non andava. Ho visto quanto inquinano e magazzini strapieni di pellami avanzati. Volevo fare qualcosa e sono tornato in Italia, per capire come fosse la situazione».

RE49

Da questa spinta verso il nuovo, l’etica e la sostenibilità, una volta rientrato in Friuli, è nata RE49. emanazione dell’azienda di famiglia, in chiave sostenibile. E se il nonno era partito trasformando in calzature le divise militari, lui ha scelto materiali che vengono in particolare dall’ambiente marittimo e dai tanti alberghi e lidi attrezzati italiani: sedie sdraio, ombrelloni, vele, ascxiugamani per le imbottiture e spinnaker, utilizzate per una linea esclusiva.

Ma anche jeans, riutilizzati per non rendere rifiuto capi che richiedono un grande dispendio d’acqua,«e poi avanzi di tessuto, vecchi divani e copertoni per realizzare le suole – sottolinea – Anche tutti gli inserti, lacci, etichette e confezioni sono poi da materiali riciclati, non usiamo nulla di origine animale e la nostra produzione è tutta carbon neutral».

Belle e certificate

Questo ha portato RE49 ad ottenere la certificazione PETA-approved Vegan e Cruelty-free dalla più grande organizzazione animalista mondiale. Infine, tutta la storia e il processo produttivo sono certificati su blockchain e raccontati in un microchip contenuto nella linguetta. Accanto al bel design e alla comodità (l’imbottitura in spugna è morbidissima!) c’è quindi anche la certezza di comprare un prodotto sostenibile a 360 gradi.

«L’idea sta piacendo – conclude Masolini – e stiamo avendo contatti, anche grazie a Pitti Uomo. Inoltre abbiamo già distributori in Germania, Svizzera e Austria. Cerchiamo di essere etici in tutto quello che facciamo e questo viene apprezzato».

Vediamo allora un po’ di modelli di queste collezioni.

Conoscevate questo brand? Vi appassiona la moda sostenibile? Se conoscete altre storie interessanti e creative mandatemi i vostri commenti e suggerimenti o scriveteli sulla mia pagina Facebook! E a prestissimo con altre novità da Firenze!!!

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