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La bella stagione di avvicina e con essa il ritorno prepotente degli occhiali da sole. E se è vero che gli occhiali sono l’accessorio che meglio rivela il carattere delle persone, certamente dicono molto di chi li indossa quelli di Junk, azienda trevigiana che ho conosciuto a Pitti Uomo e che li realizza utilizzando plastica proveniente dai rifiuti.

E io, da amante degli occhiali anche prima che fossero una necessità da trasformare in uno splendido paio black & white, potevo non notarli tra le proposte green di Pitti Uomo?

A partire, ovviamente, da quelli rosa e viola! Che erano pure intonati con la mascherina del giorno… Scoprire che la loro produzione è anche sostenibile e utilizza materiale riciclato, è stata la molla per raccontarvi di loro!

Ma chi è Junk?

Un’azienda giovanissima, nata da un’esperienza imprenditoriale decennale, che si è lanciata in un’avventura ecosostenibile e molto stilosa, con un’ispirazione Nineties. Alla guida di questo progetto c’è Matteo Minchio, che parte dall’esperienza acquisita nella sua arrività principale, 4Stores, che realizza realizza complementi d’arredo per negozi, come manichini, espositori e appendiabiti personalizzati per i grandi marchi.

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Proprio confrontandosi coi clienti ha avuto l’idea di andare oltre. E cosa poteva mai succedere a un passo dal distretto dell’occhialeria?

«La clientela internazionale ci chiedeva di utilizzare per i nostri prodotti materiali ecosostenibili – racconta – Alcuni anni fa abbiamo quindi iniziato la ricerca di materiali plastici adatti al nostro scopo e abbiamo scoperto l’Econyl, derivato dal recupero dei rifiuti. Mi sono quindi chiesto se ci fossero anche altri modi per utilizzarlo ed essendo nel distretto dell’occhialeria, tre anni fa è nata questa idea».

Da lì è iniziato il lavoro per creare degli occhiali utilizzando il materiale ottenuto riciclando il nylon proveniente, ad esempio, da vecchi tappeti o da reti da pesca, recuperati dal mare o dalle discariche. Sul rifiuto, del resto, l’azienda gioca già a partire dal nome: Junk, che in inglese significa appunto spazzatura.

Plastica “riabilitata”

Insomma, plastica andata in “rehab”, in riabilitazione. Un termine usato dall’azienda non a caso per descrivere il proprio materiale. Ognuno di noi – è il principio – è umano e le nostre cadute fanno parte della nostra natura. L’idea di Junk è di ispirare il cambiamento ammettendole, non puntando il dito o vergognandosene. Dando alle persone come alla plastica un’altra possibilità.

Ma come far in modo che il rifiuto “riabilitato” non ridiventi presto tale una volta passata la moda? La soluzione di Junk è mantenere una collezione permanente, che vada oltre la stagionalità, che spinge ad acquistare per restare al passo. Dando un valore aggiunto con un inserto in argento che renda l’occhiale più prezioso.

E puntando, oltre che sulla sostenibilità di tutti i materiali (confezione inclusa) anche sullo stile, con occhiali coloratissimi, decisamente trendy e fantasiosi, che richiamano appunto gli anni Novanta, affiancati a modelli più classici. Chissà quali saranno i miei preferiti?

Creatività nordestina

E a proposito di valore aggiunto, il progetto è anche tutto made in Italy, anzi, creato nel Nordest.

Se il materiale è prodotto ad Arco, a nord del Lago di Garda, Junk ha una “mente” trevigiana e la manifattura dolomitica: gli occhiali vengono infatti realizzati a Lozzo di Cadore, nel Bellunese.

Dall’idea allo stand di Pitti Uomo, però, il percorso è stato lungo e non sempre agevole.

«Non è stato facile – continua Minchio – perché l’occhiale è un prodotto particolare, ma da quando siamo partiti l’abbiamo visto crescere, migliorare in qualità e in estetica e ci sta dando tante soddisfazioni, perché siamo consci che si tratta di un vero upcycling. Abbiamo iniziato la produzione i primi di luglio e stanno piacendo molto, anche se finora la vendita è solo online».

Conoscevate questo brand? Vi ho incuriositi? Mandatemi i vostri commenti e suggerimenti o scriveteli sulla mia pagina Facebook!

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