Ci sono sogni che sembrano impossibili ai più. E persone che non si arrendono e riescono a realizzarli. Con tenacia, fede e magari anche lo zampino della Provvidenza. Questa casellina del Calendario d’Avvento è dedicata al sogno di don Mario Rocchi.

Il sogno di don Mario
don Mario davanti alla “Cidi”

Un uomo piccino piccino, ma dal cuore immenso, grande almeno quanto la forza di volontà e la fede che l’hanno guidato nella sua lunga vita e nella realizzazione del progetto che aveva condiviso con l’amico don Elio Monari: creare una Città dei Ragazzi.

E la Cdr, da oltre 70 anni è lì, nel cuore di Modena, punto di riferimento dove migliaia di ragazzi hanno imparato un lavoro, praticato uno sport o frequentato l’oratorio e gli scout.

E allora, nel giorno dell’Immacolata, alla quale don Mario era devoto, tanto da averle dedicato la sua “Città”, non posso che narrare la sua storia, come mi è stata tramandata, campeggio dopo campeggio, da don Franco, colonna della “Cidi” e punto di riferimento per moltissimi giovani. Una storia che sembra quasi una favola moderna, e come tale ho pensato di raccontarla.

Il pretino

C’era una volta un giovane pretino… Mario era nato ad Acquaria, un paesino di montagna, alla vigilia di quella che poi era stata definita Grande Guerra. Quando aveva capito che la sua strada sarebbe stata diventare sacerdote si era però trasferito in città, a Modena, e qui aveva conosciuto Elio, un altro ragazzo con lo stesso entusiasmo.

Il sogno di don Mario
don Mario allo scrittoio

Già durante gli anni di studio un pensiero cominciava a frullargli in mente: un posto dove far studiare e crescere i ragazzi, lontano dai pericoli. E quel sogno l’aveva anche messo su carta, disegnando un progetto che aveva appeso sopra il letto. Libro dopo libro, esame dopo esame, Mario ed Elio erano diventati “don”, ma la guerra non aveva finito di funestare il mondo. Ed era scoppiata, peggiore della prima.

La guerra

Don Mario e don Elio non erano rimasti a guardare. In un periodo in cui i nemici e “indesiderati” erano mandati in campi di sterminio, da cui pochissimi facevano ritorno, don Mario contribuì a nascondere e mettere in salvo migliaia di persone. Una volta, con don Elio, fece scendere dei soldati inglesi dal retro del treno, aiutandoli a scappare; un’altra volta scortò degli ufficiali in Vaticano, dove sarebbero stati al sicuro.

Il sogno di don Mario
don Elio

Il pretino non era certamente una figura imponente, ma i suoi occhi vivaci lasciavano intuire un’intelligenza e una volontà non comuni. E proprio in quell’orribile periodo, vedendo i ragazzi sbandati nelle strade, in don Mario si rafforzò l’idea di creare la sua “città”, sogno condiviso con don Elio. Era deciso: alla fine del conflitto avrebbero iniziato a costruirla.

Ma, ancora una volta, la guerra guastò i loro piani. Quando non fu più solo una lontana eco, ma arrivò nei paesi, mettendo le persone le une contro le altre, don Elio scelse infatti di andare ad aiutare chi combatteva sulle montagne. Durante un’azione sentì l’invocazione di un nemico agonizzante: «Non voglio morire come un cane, voglio un prete». Incurante del pericolo cui si sarebbe esposto, uscì dal suo nascondiglio, ma dopo aver assistito il moribondo fu preso, torturato e ucciso. Don Mario avrebbe dovuto portare avanti da solo il loro progetto.

Il sogno

La guerra finalmente finì, lasciando dietro di sé devastazione, orfani e la necessità di ricostruire il paese. Partendo proprio dai giovani. Il pretino decise che era giunto il momento di passare all’azione. Per realizzare il sogno di don Mario servivano, però, parecchi soldi e pensò di chiederli a un grande cartaio della zona: Peppino Vismara.

Quando fu ricevuto cominciò a raccontargli la propria idea, che all’inizio fu accolta con entusiasmo.
Poi il pretino entrò nei particolari.

«Ci vorrebbero una scuola…»
«Va bene…»
«…delle case per riunirsi…»
«Sì…»
«…una piscina…»
«…!»
«…un campo da calcio…»
«…!!».
«…una palestra…»
«…!!!». Ad ogni parola Vismara sgranava di più gli occhi.
«…un teatro…»
« Lei è pazzo! Se ne vada! ».

Don Mario se ne andò, ma non accantonò la speranza. Ci voleva ben altro per farlo demordere. E dove non poteva l’umano, magari l’avrebbe aiutato il divino.

La Provvidenza

Il sogno di don Mario
La Madonnina della Cdr

Nella sua stanza si raccolse in preghiera davanti a Maria Immacolata. Lei, da mamma, non avrebbe abbandonato i suoi ragazzi. L’immagine era quella appesa in camera sua fin dagli anni di studio: una giovinetta dall’espressione dolce, quasi una bambina, assorta in preghiera.

Il mattino dopo, mentre insegnava, gli arrivò un messaggio urgentissimo: Peppino Vismara voleva vederlo subito. Doveva aver cambiato idea.

«Ho deciso di aiutarla – esordì infatti – cercate un terreno e andremo ad acquistarlo». Il pretino sorrise, sapeva bene da dove venisse quel cambiamento. Ma l’uomo continuò. «Guardi che l’affare lo faccio io. Quando mio padre morì, lasciò ad ognuno dei figli una cartiera. Gli altri ne hanno ancora una. Io ho sempre aiutato gli altri e ne ho otto». Il sogno di don Mario sarebbe diventato realtà.

Affari o no, il terreno fu trovato e acquistato, 30mila metri quadri in via Tamburini e nel 1947 l’Arcivescovo Boccoleri pose la prima pietra: stava nascendo la “Città dei Ragazzi”.

Il sogno di don Mario
La Città dei Ragazzi

Dopo la prima casa, arrivarono la scuola, i campi da gioco, il nuoto, il teatro, altre tre case, costruite anche con i soldi donati dal Papa, dai militari che don Mario aveva salvato e dalla regina Elisabetta, che nel suo discorso d’incoronazione aveva ricordato quel pretino coraggioso. E la seconda casa, quella pagata dai soldati inglesi, fu intitolata a don Elio.
Quello – chiaramente – era solo l’inizio.

I “Rig”

Arrivarono altri sacerdoti, don Sergio, don Franco, don Gianni – sacerdote e artista, che rivoluzionò l’oratorio creando gli Scout Ranger – don Federico, don Stefano; migliaia di ragazzi impararono un mestiere, crebbero sani, seri e onesti, dei veri “Rig”, “Ragazzi in gamba”, come nelle intenzioni di don Mario.

don Mario

Vennero i figli di quei “Rig”, poi i figli dei figli e i figli dei figli dei figli. E don Mario? Continuò a vegliare su di loro, durante tutta la sua lunghissima vita, presenza discreta e autorevole, in grado di incutere rispetto al più turbolento dei ragazzi.
E a pregare l’Immacolata, cui la “Cdr” per tutti semplicemente “Cidi”, era stata consacrata.

Al momento della morte, a 101 anni, l’ultimo suo pensiero fu ancora per i suoi giovani: «Dal cielo, se il Signore mi riterrà degno di accogliermi, pregherò per tutti e continuerò a lavorare per i Ragazzi».

Oggi

Ancora oggi, del resto, don Mario è presente tra i suoi giovani e a lui è stato intitolato il nuovo laboratorio 4.0 della scuola.
E oggi, festa dell’Immacolata, in un anno normale si starebbe svolgendo la festa della “Cidi”, con messa nella sua cappellina, pranzo sociale, spettacolo dei ragazzi.
Ma di sicuro, le migliaia di (ex) giovani che come me hanno avuto la fortuna di passare da via Tamburini, per studio, per lo sport o per le attività dell’oratorio, penseranno almeno per un poco a quel pretino e al suo sogno. E gli diranno grazie.

Il sogno di don Mario
don Mario con alcuni dei suoi ragazzi

Dopo avervi raccontato il sogno di don Mario, la casellina alla quale tenevo di più, appuntamento a domani, per una nuova “finestrella”.

E se vi siete persi le precedenti andate a rivederle sul calendario completo!