Quanto tessuto di scarto genera l’industria della moda? Perché non dargli nuova vita? È quello che si è chiesta la designer norvegese Siri Johansen, che dopo una lunga esperienza nel fashion ha deciso di fare qualcosa e nel 2020 ha fondato Waste Yarn Project, azienda con base a Parigi che realizza abiti esclusivamente da questi materiali.
Alla vigilia della nuova edizone di Pitti Uomo, vi racconto quindi una delle storie più interessanti che ho trovato a gennaio nell’area sostenibilità, dove Johansen e il collega belga Sebastian Maes hanno illustrato per la prima volta fisicamente ai compratori i loro capi. Accanto a Rifò, Regenesi, Kseniaschneider e Junk Eyewear, insomma, un’altra bella avventura di riciclo scoperta alla Fortezza da Basso (ma altre ne trovate tra gli accessori).
«Lavorando nella moda – racconta Siri – ho potuto constatare quanto tessuto proveniente dalle precedenti collezioni finisse negli scatoloni degli scarti, perché magari insufficiente a realizzare una nuova produzione o di un colore non in linea con le tendenze del momento. Le scatole continuavano quindi ad accumularsi in attesa di finire in discarica o essere inceneriti. Ho pensato che fosse un peccato e ho deciso di dare a questi materiali nuova vita. Nel 2020, quindi, è nato Waste Yarn Project».
Disegnati dalla fortuna
E ha pensato di farlo in maniera divertente. Se, infatti, fin qui la storia di Waste Yarn Project può sembrare di “ordinario riciclo” (ma, diciamolo, non sono mai troppe!), la vera particolarità è senz’altro la modalità di scelta di composizione e colori dei capi: la ruota della fortuna. Che non assegna premi come quella di Mike Bongiorno, ma stabilisce in quale proporzione i diversi materiali saranno usati all’interno di quel capo.
«Quando iniziamo a creare una maglia o un cappotto – continua Johansen – giriamo la ruota e ciò che esce decide come sarà realizzato. Ognuno dei pezzi di Waste Yarn Project, quindi, è unico e abbiamo aggiunto anche un elemento di divertimento al nostro lavoro».
Tutto, ovviamente, indicato in etichetta. I design, invece, sono curati a monte nei minimi dettagli, con uno stile semplice, lineare e genderless. Tutti i capi, poi, sono realizzati manualmente o con macchinari a mano.
Gli ultimi pezzi, realizzati per la primavera-estate, sono confortevoli maglie girocollo a righe (Tiva), sempre decise dal fato, con morbidi pantaloncini abbinati con vita elastica e tasche laterali.
I grandi classici, però, sono il cardigan Patti, il golfino con collo a camicia Una e Anni (il mio preferito), una coperta utilizzabile come mantella, ma anche da condividere in due.
E allora, se vi siete un po’ incuriositi, ecco l’ultimo coloratissimo lookbook di Waste Yarn Project!
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