Islay whisky

Il verde dei prati, il viola delle felci, il bianco delle tantissime pecore e l’oro del whisky che esce dalle nove distillerie dell’isola. Sono solo alcuni dei colori di Islay, affascinante isola fuori dagli itinerari più battuti, che finalmente ho raggiunto dopo tanti rinvii. E allora, dopo le Lowlands e Campbeltown, continuiamo il nostro viaggio nel whisky scozzese con un racconto di tutte le bellezze e prelibatezze che ho scoperto quest’estate!

L’isola

Islay

Quello nella “Regina delle Ebridi” è stato forse il viaggio più sospirato, progettato due anni fa, rinviato, sognato e finalmente realizzato. La ricompensa è stata un’isola da sogno per chi, come me, alla “movida” e alle spiagge roventi preferisce i luoghi con pochi turisti, acqua fredda e cristallina, dove la felpina può essere utile anche in pieno agosto. E se Islay, oltre che di prati verdissimi, dolci colline, aspre scogliere e lunghissime spiagge è anche costellata di distillerie, beh… cosa chiedere di più?

Raggiungere Islay

I modi per arrivare a Islay (ah, si pronuncia “Aila”) sono principalmente due: in aereo da Glasgow o Oban, oppure via traghetto con Caledonian MacBrayne da Kennacraig. Quest’ultima si trova nelle vicinanze di Tarbert, nella penisola del Kintyre ed è raggiungibile in auto, come abbiamo fatto noi, o in bus da Glasgow Centrale. Questo collegamento fornisce anche un’ottima “scusa” agli amanti del whisky per dedicare un giorno o due a questa splendida penisola e alle distillerie di Campbeltown, che vi ho già raccontato.

Il suggerimento? Come abbiamo fatto noi, se avete tempo aggiungete due o tre giorni su Arran. La potete comodamente raggiungere in traghetto da Ardrossan (per chi non ha l’auto c’è il collegamento da Glasgow Centrale) e il traghetto vi porterà poi comodamente a Tarbert. Tra una traversata e l’altra potrete godervi i whisky dell’omonima distilleria a Lochranza e della sua nuova location a Lagg. Ma questa è un’altra storia…

Un piccolo gioiello da esplorare

L’isola di Islay è la più meridionale delle Ebridi Interne e le sue dimensioni la rendono piuttosto semplice da visitare: da nord a sud misura infatti solo 40 km, mentre sono 35 quelli che dividono Port Askaig, il porto a est dell’isola, da Portnahaven, villaggio di pescatori all’estremità ovest. Per questo è ideale da percorrere a piedi e in bicicletta, con un abbigliamento adatto alla Scozia, cioè la classica “cipolla” che deve necessariamente includere una giacca e scarpe che riparino dalla pioggia.

Se come noi scegliete l’auto, vi attendono panorami affascinanti senza il rischio di bagnarvi e prendere freddo, ma con alcune accortezze. La prima: le strade sono strette e spesso due auto non riescono a passare contemporaneamente; i “passing points” servono a questo ed è buona norma usarli per far passare chi ci sta arrivando di fronte se siamo i più vicini allo slargo. Siete in vacanza e quei pochi secondi non pregiudicano nulla: usateli per godervi il paesaggio. La seconda: le pecore – ne vedrete tante, anche di notte! – sono a casa propria e guidare ad Islay significa anche aspettare pazientemente che si spostino. Trovarsi di fronte a uno dei loro “rave” notturni può essere anche divertente.

Un “rave” notturno a Islay!

Islay on the beach

Islay è soprattutto un’isola da assaporare. E con questo non mi riferisco solo alle tante distillerie. È da godere con lentezza, che si tratti di un villaggio di pescatori o di una lunghissima spiaggia di sabbia grigia. Sferzata dal vento o, in una bella giornata di sole, pronta ad accogliervi per un bagno rigenerante.

Da non perdere Machir Bay, nella parrocchia di Kilchoman, poco lontana dall’omonima distilleria, che dispone anche di un ottimo caffè dove pranzare. Più a nord molto affascinante è Aìrdnave Point, con la spiaggia annessa e, sul lato opposto del Loch Gruinart, Killinallan Point, con la sua lunga spiaggia sabbiosa. Queste coste sono il luogo ideale per avvistare le beccacce di mare (Oystercatchers) e, con un po’ di fortuna, le foche.

Machir Bay

Andando verso il sud di Islay ci si può rilassare sul lungomare di Bowmore, da cui si può raggiungere la lunga e sabbiosa Laggan Bay, uno dei luoghi preferiti da famiglie e surfisti. Infine, al sud Port Ellen offre altre belle spiagge, tra cui le “Singing Sands” e sul lato est si affaccia la Claggan Bay.

I paesi

I circa tremila abitanti dell’isola sono concentrati nei tre centri principali: Bowmore, il capoluogo, famoso per la sua distilleria; Port Ellen, a sud, uno dei due porti dell’isola e il villaggio più popoloso e Port Charlotte, a ovest, sede dei due musei dedicati alla storia e alla natura dell’isola.

Se amate i luoghi solitari, però, il paese da visitare è senz’altro Portnahaven, che si sviluppa attorno a una piccola baia punteggiata dai musetti delle foche. Qui c’è anche una delle più curiose chiesette dell’isola, esempio di quelle che in Scozia vengono definite “Parliamentary Church“, che vista la scarsità di popolazione è condivisa tra – appunto – Portnahaven e Port Wemyss, ognuno dei quali ha un proprio ingresso e una propria ala della chiesa. Vicino a Port Charlotte, invece, St. Kieran è sovrastata da arcate che ricordano molto lo scafo rovesciato di una nave. Ma la più famosa è decisamente la chiesa rotonda di Bowmore, che guarda il paese dall’alto della strada principale, oggi aperta solo per la funzione domenicale.

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A spasso per Islay

American monument

Si potrebbero trascorrere giorni a passeggiare per Islay, su percorsi più o meno lunghi o accidentati. Non banale è quello che conduce alla Soldier’s Rock, nella penisola di Oa, decisamente più accesssibile quello che conduce al Mull of Oa e al Monumento americano, dedicato alle vittime dei naufragi del Tuscania e dell’Otranto nel 1918. Se scegliete questa passeggiata, fermatevi alla cabina telefonica che funge da unico “negozio” della penisola.

Altri itinerari, sempre nel sud, portano alle “standing stones” dell’isola (niente di sconvolgente) e alla Kildalton Cross, croce celtica istoriata nel cimitero omonimo. Ma anche, a nordest, alle rovine di Finlaggan (ad agosto erano chiuse per lavori) e al Woollen Mill, dove scoprire la produzione di tessuti in lana dell’isola. Ma i sentieri sono moltissimi e si possono trovare online, ad esempio su walkhighlands, o si può optare per le guide cartacee. Noi abbiamo apprezzato questa.

Ma veniamo al lato più famoso e gustoso di Islay… il whisky!

Le distillerie

Chi dice Islay dice whisky. E, ovviamente, torba, che è la caratteristica principale che contraddistingue quelli prodotti nell’isola, anche se non di tutti. Attualmente le distillerie in attività sono nove, tra cui le ultime nate Kilchoman e Ardnahoe e dal 2023 dovrebbe tornare in attività anche la storica Port Ellen, ora di proprietà di Diageo come altre due dell’isola – Caol Ila e Lagavulin – e altri noti marchi, come Talisker e Oban (di questo e del Tobermory vi parlo nell’articolo su Mull)

La Kilchoman

Decisamente meno rispetto alle tante clandestine che punteggiavano l’isola nel ‘700, quando nemmeno gli esattori osavano mettere piede in quel luogo selvaggio che continuava l’arte appresa dai monaci irlandesi sbarcati quattro secoli prima. Attività facilitata dalla grande presenza di acqua dolce e di torba,

Noi ne abbiamo visitate sette, assaporando gusti differenti e qualità altissima, soprattutto nelle degustazioni di whisky rari o esclusivi delle distillerie, alcuni dei quali non in vendita. Alla fine, il “bottino” è stato di due bottiglie salite in macchina con noi verso casa.

Cominciamo dal nordovest

Non solo perché sono le prime distillerie che ho visitato, ma anche perché comprende le mie preferite.

100% Made in Islay

Il nostro giro è partito da KILCHOMAN, vicinissimo al nostro splendido B&B e anche una delle tappe irrinunciabili, dopo averne assaggiato i whisky grazie a Nando e Ulisse di Oro di Scozia.

L’ingresso della distilleria incorniciato dai campi

Dal 2005 questa distilleria cura i suoi whisky “dall’orzo alla bottiglia”, producendo in proprio il cereale nei campi circostanti, utilizzando torba raccolta in loco e portando avanti internamente tutto il procedimento di maltatura, torbatura, infusione, fermentazione, distillazione, invecchiamento e imbottigliamento.

Siamo arrivati dopo una passeggiata sulla ventosa e selvaggia Machir Bay, a cui Kilchoman ha dedicato un whisky fruttato con sentori di vaniglia. Ma hanno nomi ispirati a luoghi dell’isola anche Sanaig, più ricco, caramellato e leggermente torbato e Loch Gorm, più speziato, affumicato e torbato, che per poco non è salito in macchina con noi… Il lago, del resto, era proprio a pochi passi dal nostro spleldido B&B. Gli abbiamo preferito un’edizione limitata distillata nel 2016 e maturata in botti di Madeira, inclusa nella degustazione che può essere fatta “alla carta” al banco, magari dopo aver mangiato qualcosa al caffè.

La nostra degustazione

Il più torbato

Una delle belle scoperte del nostro viaggio è stata senz’altro la distilleria BRUICHLADDICH. Nata nel 1881, dopo vari passaggi di proprietà è stata chiusa nel 1994 e rilanciata all’inizio degli anni Duemila, quando la distilleria è stata smantellata e ricostruita, mantenendo però non solo gli arredi vittoriani, ma anche i macchinari originali, ancora utilizzati.

Bruichladdich – dall’anglicizzazione di Bruthach a’ Chladaich, cioè pendio della costa in gaelico scozzese – sorge nei Rhinns of Islay e percorrendo la strada costiera è impossibile non notare l’edificio bianco caratterizzato dalle finiture verde-turchese, colore abbastanza inusuale come lo stile informale della distilleria. Volevamo andarci ed è stata la nostra seconda tappa, alla ricerca dell’Octomore, considerato il whisky più torbato al mondo. Purtroppo non siamo riusciti a degustarlo in loco, ma torneremo…

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Al suo posto abbiamo assaggiato diversi Port Charlotte, marchio che la Bruichladdich ha fatto rivivere recuperando la distilleria chiusa nel 1929. Torbati – contrariamente ai Bruichladdich – e decisamente tra i migliori che abbiamo assaggiato sull’isola, alcuni dei quali distillati con malti di Islay (tutti comunque con cereale scozzese). La distilleria, infatti, s’impegna a investire sul territorio e in sostenibilità, tanto da essere diventata B Corp. Il 2013 “heavily peated” venuto a casa con noi è uno di questi. Profumato, fruttato, con note di caramello e vaniglia e un fumo di torba ben presente e bilanciato… poteva restare lì?

Anche qui le degustazioni sono al bancone, dove si possono provare i tre marchi di whisky, ma anche il gin The Botanist, prodotto sempre in loco. La pronuncia di questo lungo nome? “Bruchladdi”, aspirando il “ch”.

La licenza più antica

Il capoluogo dell’isola è tutt’uno con la propria distilleria, la BOWMORE (con accento sulla seconda “o”) appunto, uno dei due edifici iconici assieme alla chiesa circolare. E noi non potevamo ovviamente esimerci da una visita a questa distilleria, la prima a ottenere una licenza nel 1779. Il bar al primo piano, proprio sopra allo shop, non offre pasti, ma la possibilità di scegliere tra varie degustazioni da godere ai tavoli o comodamente seduti sulle poltrone che guardano il Lochindaal.

L’ingresso della Bowmore

È possibile anche prenotare visite alla distilleria e degustazioni guidate, ma noi abbiamo preferito un’esperienza più privata, secondo i nostri tempi. La scelta è caduta sulla degustazione “base”, le bottiglie invecchiate 12, 15 e 18 anni. Il mio preferito? Il 18 anni, più torbato.

Passeggiando tra il whisky

Siete appassionati di passeggiate? Vi preoccupano le severe restrizioni scozzesi in fatto di alcol alla guida? La “three distilleries walk” vi offre la possibilità di visitare ben tre distillerie di Islay senza rischiare e unendo le vostre due passioni. La passeggiata è carina, con un sentiero dedicato che costeggia la strada principale a pochi metri dalla costa, e adatta a tutti, camminatori e non. La partenza è da Port Ellen, dove si può parcheggiare lungo la strada senza problemi e partire appunto a piedi. Le distillerie sono tutte nell’arco di circa 5,5 km da lì.

Una delle baie lungo il sentiero con pecore di mare!

Le opzioni sono varie: noi abbiamo deciso di partire da Port Ellen e fermarci a ogni tappa, prendendoci poi il tempo per rientrare a piedi una volta concluso il tour. In questo caso, però, meglio mangiare qualcosa prima della partenza, visto che l’unico caffè che serve cibo “vero” – e che è anche rinomato sull’isola – è quello della Ardberg, cioè l’ultima distilleria. Se si vuole sfruttare quest’ultimo per il pranzo (verificate prima che sia aperto), si può quindi fare il contrario: percorrere tutto il sentiero fino a Ardberg, mangiare e rientrare fermandosi alle distillerie. In un caso o nell’altro, per chi volesse dimezzare la strada c’è anche un bus che collega l’ultima distilleria a Port Ellen, utile anche in caso di pioggia battente (noi al ritorno ne abbiamo presa un bel po’!).

Un’ultima “dritta”: se volete provare i whisky di tutte le tre distillerie e tornare sulle vostre gambe, la cosa migliore è optare per dividere una degustazione in due: alla fine saranno comunque almeno sei bicchierini a testa e anche il portafogli vi ringrazierà, soprattutto se decidete di trattarvi bene e assaggiare le selezioni di bottiglie più rare.

Whisky e cheddar fronte mare

Prima tappa la LAPHROAIG (si pronuncia “Lafròig”) dove siamo arrivati con un bel cielo azzurro e solo qualche goccetta di pioggerellina. Ci abbiamo creduto e abbiamo “osato” la degustazione all’aperto, a pochi passi dal mare. E il tour è iniziato decisamente nel migliore dei modi, con quattro ottimi whisky, più i due appena usciti dalla distilleria e riservati ai visitatori, che ci sono stati offerti come benvenuto.

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La nostra degustazione prevedeva una particolare selezione di Laphroaig: An Cuan Mor – gaelico per grande oceano – speziato e torbato; un 25 anni con sentori di vaniglia, bourbon e torba; il Cairdeas Amontillado, creato per il festival del 2014 e maturato in botti di bourbon e sherry Amontillado: cacao, cannella, torba, salinità e un po’ di fumo; infine un assaggio da un single cask di bourbon del 2009, maturato nel famoso “Magazzino 1”. Un ottimo modo per coronare il percorso. Per accompagnarli, il cheddar della casa con biscottini salati, da condividere in compagnia. Quale mi è piaciuto di più? Probabilmente il Cairdeas Amontillado, il cui nome, a proposito, significa “amicizia”.

Degustazioni “sorelle”

Dopo una passeggiata di una mezzoretta (un paio di km) eccoci alla LAGAVULIN (con accento sulla “u”), che si affaccia sulla baia omonima, dove sorgono i resti del Dunyvaig Castle. Se avete tempo e il meteo lo consente, una bella deviazione che offre anche un’affascinante prospettiva sulla distilleria. Noi purtroppo siamo arrivati con la pioggia…

Nell’accogliente salottino che sovrasta la sala per degustazioni guidate si può scegliere fra assaggi singoli o varie selezioni di Lagavulin, ma anche di Caol Ila, distilleria “sorella” appartenente anch’essa alla Diageo. Abbiamo scelto, appunto, la “Sisters”: Lagavulin 8 anni e 12 anni edizione 2020, Caol Ila 12 anni e 15 anni, quest’ultimo non torbato. Promosso in particolare il secondo, fruttato, salino e affumicato.

Torba rock

Un altro miglio per raggiungere il grande alambicco che accoglie gli ospiti alla ARDBERG, famosa per i suoi whisky torbati, senza eccezioni, e con uno shop dallo stile decisamente alternativo, tra bicchieri verde bottiglia, che si distaccano nettamente dai classici Glencairn, bottiglie horror dei “Monsters of smoke” e un merchandising decisamente alternativo.

Arrivati alla Ardberg!

Per quest’ultima tappa – che doveva anche essere l’ultima degustazione su Islay – abbiamo scelto “The weird and the wonderful flight”, un volo strano e meraviglioso, partito con Traigh Bhan, dal nome gaelico delle Singing Sands, whisky di 19 anni caramellato e affumicato, più “piccante” delle due edizioni precedenti e imbottigliato durante il lockdown. E proseguito con Aurivedes, prodotto per il feis del 2014, anno in cui ai mondiali di calcio avevano “adottato” il Brasile: più dolce, con sentori di biscotto al malto e vaniglia; Perpetuum, dal gusto ricco, con note di resina, cioccolato amaro e caffè. Infine Kelpie, dal nome dei mostri marini della tradizione scozzese: spezie, caramello, caffè e chiodi di garofano. Un finale di vacanza di grande livello. Il punto più alto qui alla Ardberg? Difficile dirlo, forse il Perpetuum.

Il nordest di Islay

Il Nordest, purtroppo, l’abbiamo invece solo sfiorato. Unica tappa, poco prima di prendere il traghetto a Port Askaig, a una manciata di chilometri, la CAOL ILA (pronuncia Col Ila, anche se la “o” è molto vicina a una schwa) per provare un’edizione limitata, decisamente interessante e ammirare la distilleria affacciata sul canale che divide l’isola da Jura.

Islay
La Caol Ila

Niente da fare, invece, per ARDNAHOE (con accento sulla prima “A”), la più giovane delle nove, che produce i classici whisky torbati di Islay usando l’acqua del vicino Loch Ardnahoe e BUNNHABHAIN (“Bunahaven”), quella più a nord, i cui whisky sono mediamente non torbati, salvo alcuni che mantengono la torbatura delle origini. Che dire? Insieme all’Octomore e a Jura, un altro motivo per tornare!

Cosa e dove mangiare a Islay

Abbiamo parlato fino ad ora di bere… ma cosa mangiare a Islay? E dove? Per prima cosa, una dritta da non dimenticare: sull’isola i ristoranti sono pochi e soprattutto in estate è meglio – diciamo pure quasi obbligatorio – prenotare con un po’ di anticipo (per la prima sera già da casa). Se amate il pesce (ma non solo) non potete non trascorrere una serata al Lochindaal Seafood Kitchen di Port Charlotte, ma sono assai validi anche il ristorante del Lochside Hotel a Bowmore e quello dell’Islay Hotel a Port Ellen, nel cui pub in alcune serate c’è musica dal vivo, come nel bar del Port Charlotte Hotel.

Riguardo al cosa… per gli amanti del pesce le “scallops”, molluschi pettinidi tenerissimi, cucinati in diversi modi, sono assolutamente imperdibili, come le cozze e il cullen skink, la zuppa di pesce scozzese per eccellenza, per la quale ho praticamente sviluppato una dipendenza! Per i carivori, la steak pie è un classico, mentre è meno presente l’haggis (che adoro!).

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Conoscevate qualcuno di questi whisky? Se siete appassionati e volete darmi il vostro parere o raccontarmi i vostri preferiti, ma anche chiedere qualche consiglio per visitare Islay scrivetemi o commentate sulla mia pagina Facebook!

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