Sarà una quarta settimana molto breve per il nostro calendario dell’Avvento, ma non meno interessante. due soli libri prima di scoprire il nostro superospite e autore, che ci ha mandato la sua presentazione nientemeno che dal Sudamerica. Tutto questo prima di dedicarci ai festeggiamenti, magari scartando qualche libro scelto anche tra le proposte di queste settimane.

quarta settimana

Sarà anche una settimana “internazionale” o almeno la iniziamo così, con una cara amica decisamente cosmopolita: Alexia. Tedesca d’origine, italiana d’adozione, ballerina di danze scozzesi e irlandesi, a proprio agio indifferentemente quando parla tedesco, inglese, italiano, spagnolo o francese.

E anche il libro da lei scelto la rispecchia. Death at La Fenice è infatti stato scritto da un’autrice americana che vive a Venezia e in laguna ambienta i suoi gialli. Ma che, proprio perché abita nel nostro paese, ha fatto tradurre i suoi libri in oltre 20 lingue… italiano a parte! Ma lasciamocelo raccontare da Alexia!

Il Dr. Guido Brunetti è per prima cosa Veneziano. Lui adora la Sua città e ne descrive le bellezze e stranezze. Stranezze e particolarità che incontra tutti i giorni, perché Guido Brunetti è un commissario di polizia incaricato di risolvere omicidi.

Nonostante sia una creatura della scrittrice americana Donna Leon, non è un uomo duro, che agisce al limite della legalità. Quindi in questi gialli non ci sono inseguimenti folli sul Canal Grande o corse incredibili sul Ponte di Rialto, ma invece intelligenza e osservazione, mentre Brunetti naviga le limitazioni della burocrazia e della politica.

Guido Brunetti è felicemente sposato con Paola Falier, una professoressa universitaria nonché cuoca mancata. I menù casalinghi sono ricchi della fantasia culinaria italiana e garantiscono che il commissario si presenti ad una buon ora a casa.

Da Death at La Fenice in poi Guido Brunetti ha già risolto 29 casi e 29 libri sono già stati pubblicati, ma solo pochi italiani ne hanno sentito parlare.

Perché?

La scrittrice Donna Leon ha vissuto più di trent’anni a Venezia. Molte osservazioni e incontri vissuti personalmente hanno trovato spazio nella collana del Commissario Brunetti, dalla burocrazia in questura alla cucina di Paola. I momenti tipici veneziani, le famiglie tradizionali e la particolare vita nella città di Venezia sono descritti molto bene. I libri sono originariamente in inglese, e sono tradotti in molte lingue. In Germania ed Austria, paesi tipicamente italofili, sono dei veri bestseller, anche prodotti in TV.  Su richiesta di Donna Leon non sono mai stati tradotti in italiano, perché non voleva ferire i sentimenti dei suoi amici e vicini veneziani.

Dal libro

Because this was Venice, the police came by boat, blue light flashing on the forward cabin. They pulled up at the side of the small canal behind the theatre, and four men got out, three in blue uniform and one in civilian clothes.

La Fenice, accesso dal canale

Quickly they walked up the calle, or narrow street, alongside the theatre and continued through the stage entrance, where the portiere, who had been warned of their arrival, pushed the button that released the turnstile and allowed them to walk freely into the backstage area. He pointed silently to a staircase.

At the top of the first flight of steps, they were met by the still-stunned director. He started to extend his hand to the civilian, who seemed to be in charge, but forgot about the gesture and wheeled around, saying over his shoulder, «This way». Advancing down a short corridor, he stopped at the door to the conductor’s dressing room. There he stopped and, reduced to gestures, pointed inside.

Guido Brunetti, a commissario of police for the city, was the first through the door. When he saw the body in the chair, he held up his hand and signalled the uniformed officers not to come any farther into the room. The man was clearly dead, body twisted backwards, face horribly distorted, so there was no need to search for a sign of life; there would be none.

La scheda: Death at La Fenice, Donna Leon, 2009, Random UK, 352 pagine

quarta settimana

State cercando il miglior corso di marketing sul mercato? State valutando la Bocconi? La Luiss? Cà Foscari? State sbagliando tutto! Come ci racconta la mia storica amica Cristina, che di marketing se ne occupa per davvero, il miglior corso è quello della Pensione Cinzia di Riccione! Perché chi meglio dei romagnoli, che hanno trasformato una spiaggia non irresistibile in uno dei poli delle vacanze a livello europeo? E che di una semplice piadina hanno fatto un piatto planetario? E allora leggiamola presentarci il “Manuale di marketing romagnolo” di Paolo Cevoli.

Ho acquistato questo libro con l’intento di farla diventare una spassosa lettura estiva sotto l’ombrellone. E così è stato. Ma la sorpresa è che può diventare una lettura per tutte le stagioni. 170 pagine di gradevolissimo e piacevole umorismo che analizzano i vari passaggi per avere successo, prendendo spunto dalla case history di Cevoli, che dalla pensione Cinzia di Riccione ha iniziato a capire come gira il mondo e quali sono le leve del marketing.

“Al cliente gli devi volere bene” sottolinea Cevoli in più passaggi e questo ti fa capire che devi mettere passione nel mestiere che decidi di intraprendere. E ti devi sapere reinventare al momento giusto. Come i romagnoli che affrontano qualsiasi difficoltà col sorriso sulle labbra. E a volte lo fanno prendendo in giro gli altri e se stessi. Non prendono tutto sul serio ma quando lo devono essere sono serissimi, oltre a dare libero sfogo alla propria “ignorantezza”.

E di questa ignorantezza Cevoli ne va veramente fiero. Racconta aneddoti ed episodi realmente accaduti alla pensione Cinzia per rabbonirsi la clientela, prendendola in giro con affetto. Cevoli è così concentrato nello scovare romagnolità in tutti che riesce persino a trovarne traccia in Socrate, Giulio Cesare, Cristoforo Colombo, Davide vs Golia e persino in Matilde di Canossa.

Leggendolo ti sembra di assistere ad uno spettacolo dove tu sei lo spettatore e l’autore non è altro che l’attore che sta recitando il suo monologo.

Dal libro

Think positive

Capitava a volte che durante l’estate il tempo si rompesse e ci fosse qualche giorno di pioggia. Allora alcuni clienti della pensione cominciavano a dire: «Magari anticipiamo la partenza, tanto fa brutto tempo». All’epoca non c’era internet e l’equivalente di meteo.it era il colonnello Bernacca, le cui previsioni erano per forza generiche e approssimative. Per le previsioni meteo geolocalizzate, ci si affidava al barometro.

Un barometro (non truccato!). © Sangalli

Anche nella nostra pensione, appeso tra il piccolo bar e il bureau, faceva la sua bella figura un imponente barometro in legno. Rotto. Con la lancetta ferma su “bel tempo”. Tutte le pensioncine della riviera romagnola espongono un barometro rotto su “bel tempo”.

E così, nelle giornate piovose, quando i clienti perplessi si avvicinavano al barometro battendo sul vetro per smuovere la lancetta, chiedendo stupiti «Ma segna “bel tempo”!?», mio babbo serafico rispondeva: «È tarato su domani. Domani fa sole». Domani c’è sempre il sole. Morgen Sonne in tedesco. È questo il vero spirito positivo romagnolo. Think positive. Tanto, prima o poi, vuoi che non ritorni fuori il sole? Vuoi che il domani non sia più bello di oggi?

Come il grafico iniziale: può avere alti e bassi, ma deve essere sempre in erezione, tendere all’alto. Tutti noi vogliamo sentirci dire che il meglio deve ancora arrivare, altrimenti saremmo finiti, senza più energia e motivazione. Domani ci sarà il sole. Morgen Sonne. Wunderschön! Ai clienti bisogna dire così. Volere bene al cliente prendendolo per il culo.

La scheda: Manuale di marketing romagnolo, Paolo Cevoli, Solferino, 2021, 176 pagine

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